venerdì 12 novembre 2010

Animali Randagi

Avevo pubblicato una bozza senza accorgermene. Niente de chè, questo è quello buono.
Sarà il Karma? Ne parliamo al post successivo


Qua ci sono diverse quotidianità che colpiscono, spiazzano, a volte sconvolgono. Che smantellano ordinarietà date per certe, situazionismi rocamboleschi. Qua puoi trovarti persino davanti un direttore di banca con tatuati in fronte due teschi. E bischero te se credi che scherzi.
Personalmente, in primis anche se è un work in progress continuo, sono stato catturato da un particolare che mi ha veramente stupito:
In questa città non esistono animali randagi.
In tutta Den Haag, dove la cultura cinofila è altissima e quasi tutto possiedono un cane, non ne vedi uno in giro senza collare.
Persino i gatti vanno al guinzaglio pettinati come la Montalcini e obbediscono come un giannizzero. Charlie, un siamese che vive vicino a casa mia, quando esce con la padrona e lo libera dal guinzaglio, si fa un giretto della piazza, entra nel pub a fare due chiacchiere, e poi si riallinea per rientrare…UN SIAMESE, il gatto più stronzo che esiste in natura!
Quindi c’è da chiedersi: sono così animalisti che li tengono come bambini, o li infilano dentro le camere a gas come i nazisti?
Sembra una domanda banale? Non lo so, non credo.
Mi sono informato. Allora, intanto son quasi tutti sterilizzati, vanno dal parrucchiere per cani una volta alla settimana, pisciano Perrier e cagano tartufi d’Alba. Sanno mandare a fare inculo in 4 abbaiate diverse e leggono Castaneda. Si accoppiano dopo documentazione vidimata da un famoso notaio ed hanno il classico alito benestante/un po’ stordente, che appesta. Dal che presumo che non li gasano.
Very Smart notare l’educazione dei piccoli cuccioli animalizzati, trasformati per magia in piccoli bambini fin troppo viziati. Ma sempre placidi nel loro ruolo di cani da compagnia, di cani fortunati.
Come definire un bassotto nano vestito Trussardi e portato da un guinzaglio D&G? Come qualificare un levriero che passa metà della sua giornata con l’istruttore di “buone maniere” e dalla manicure? E quei rottwellier “mammoni” che incontri in ogni dove?
Forse un’altra definizione ci sarebbe: “supporti emozionali”, una lunga storia che si incrocia con animali portati a casa non per amor natural durante verso di loro, ma per tamponare sfregi emozionali, depressioni ben celate, il cane/gatto che sostituisce la Nutella e notturne marmellate.
Quindi la domanda che continuo a farmi di fronte a queste scene è:
si può capire una società soltanto da come tratta i suoi animali?
O forse e meglio ancora, questi cosiddetti animali sono lo specchio inconsapevole di una società?

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