domenica 6 agosto 2017

Coccolino



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Coccolino l’aveva presa davvero male. In giro tra gli scaffali e presso gli altri reparti fin sino alle casse non si parlava d’altro. Da quando a Dixan Liquido qualche odioso stilista in cerca di notorietà aveva ridisegnato il vestito e aggiunto poi una roba che ammorbidiva pure a lui non se lo filava più nessuno. I primi giorni pensò che era solo la novità e tutto sarebbe finito presto ma poi dopo una settimana lo spostarono nello scaffale sottostante. Fu un affronto che non poteva sopportare. Non resistette più e sbuffò: “Ma che ammorbidente e ammorbidente!”. Urlò caporione al reparto ammutolito. “Io sono l’Ammorbidente da sempre!”
Ariel e Omino Bianco si guardarono e cominciarono a ridacchiare mentre persino Ace, una candeggina puzzolente santiddio!, si mise lì a sbeffeggiarlo e a far battute pesanti. Quel detersivo per lavatrici dal nome anonimo e il prezzo discount provò a prendere le sue difese viscido e lecchino ma Dash lo zittì dall’alto del suo marchio di prestigio e lo richiamò all’ordine e l’apostrofò di farsi i fatti suoi. “Giù nell’ultimo scaffale, la piccionaia della piazza”. Gli ricordò un po’ saccente.

Al reparto pasta fresca e all’uovo apparve nello stesso momento una confezione di spaghetti Barilla n° 5 con un capellino canaglia che barcollava un po’ cotta e non prometteva strette di mano ne buon natali. “Allora paste salate che si fa oggi di bello?” Apostrofarono quei pacchi trasparenti pieni di forme strane e nomi delicati. Tutti sobbalzarono negli scaffali intimoriti.
La Vecchia Fattoria Di Nonna Gina? Ma non ti vergogni ad andare in giro con questo nome? E questo vestito trasparente che ti si vede tutto?” investirono di parole un pacchetto di pici tremanti e pronti al peggio. Poi prima che la cosa degenerasse i rigatoni De Cecco arrivarono con il bucatone Voiello e li fecero portar via dalla polizia della Playmobil tra l’incitamento di tutto il reparto.

Non c’è più religione”. Borbottò una confezione di pandoro Bauli. “Ai miei tempi queste cose non succedevano”. “Eh che vuoi”. Rispose quello Motta con un sospiro senile. “Son giovani. Cosa ci vuoi fare? E poi non ti ricordi quando ai nostri tempi uscì quella scostumata della Nutella. Ti ricordi eh? Se la faceva un po’ con tutti”. Il Bauli annuì con una punta di nostalgia ripensando divertito quando per la prima volta una bambina spalmò quella crema marrone orribile sulla sua candida fetta di lievitato. Lì per lì si era risentito ma poi assaggiando come si sposavano bene i loro sapori ebbero un flirt che durò per diverso tempo con incontri notturni e orge di calorie. Poi tra gli elettrodomestici si iniziò a spettegolare e la cosa tra di loro finì lì.
Eh altri tempi”. Sospirò il vecchio Bauli.

Al reparto insaccati si vivacchiava. Il salame toscano sbuffò un: “Che palle ragazzi”, mentre lì accanto dei tranci di mortazza Gerini a buon mercato continuavano a far domande in bolognese e a ripetere socmèll a chiunque rispondesse: “Cosa?”. Diventando alla lunga un bel po’ pesanti. La finocchiona si mise a guardare ambigua quei bei salamini Vismara che un capocollo appena avviato la redarguì davanti a tutti con un: “Vergognati!”. La storia tra il Crudo di Parma e quella bresaola così nobile era oramai finita. Sembravan rose e fiori poi lei una sera lo beccò con quella mortadella al pistacchio Fiorucci che se la tirava tanto perché la tagliavano a mano a far cose sporche e lo scandalo scoppiò. C’è da dire che il cotto Rovagnati l’aveva vista una volta appartata con un prosciutto di cinghiale inopportuna. Ma quando ne parlò al Crudo non ci credette e anzi ci furono momenti di tensione. Il lardo di Colonnata seguì tutto sudando e tra se pensò: “Basta. Domani mi metto a dieta.”

Sempre la solita stupida plebaglia uffa!”. Miagolò un set di trucco Mandarina. Mentre il nuovo profumo Cavalli in bella vista nella vetrina centrale sbottò con fare gay: “Qua ci giochiamo la faccia per niente! Perché non mi hanno mandato nello store di Manatthan? Ci speravo così tanto!” Stridulò piangendo lacrime care. “E ti lamenti tu?” Gli fece eco il reparto creme abbronzanti Collistar: “E noi allora? Guardaci qua. Creme solari costosissime. Con fragranze pregiate. Mega cartelloni pubblicitari nelle strade di Miami, e ci piazzano in questo paese dove nevica otto mesi l’anno. Sarà possibile?”. La vecchia e saggia Nivea cercò di placare un po’ gli animi. Ricordò che dovevano sentirsi fortunati a essere nati cosmetici. “Pensate se nascevate carta igienica. Vi sarebbe piaciuto? Eppure loro fanno poche storie. Guardate Foxy che è sempre sorridente mentre tu”. Disse rivolgendosi verso Chanel n°5 che faceva la saccente sul suo piccolo trono ignorando l’auditorio “Nelle tue pubblicità hai sempre l’aria seria. Sembri una che la fa vedere a tutti ma che non scopa da sei mesi!”. La divina la guardò sprezzante e tra i denti sibilò: “Comunista!”.
Nivea la fissò con compassione e aggiustandosi la permanente le rispose: “Lo sai qual è il tuo problema? È che c’hai la puzza sotto il naso!”. Persino quelle checche delle creme per uomo D&G risero di quella battuta.

Come sei dolce amaro!” Sospirò una confettura di more biologiche Dal Bosco. “Sai com’è. Anni ed anni nel settore”. Rispose gigolò una più ruvida e virile di arancio Zuegg. Un vecchio marpione che con il suo gusto dubbio e a buon mercato era sopravissuto persino ai democristiani. Alcune confezioni di zucchero raffinato a buon mercato che oramai vivacchiavano ai margini degli scaffali migliori si guardarono da vecchie zitelle rancorose e commentarono acide: “Che vergogna. Vedere una ragazzina così giovane e fresca perdersi dietro quel raccontapalle dell’arancio”. “Chetati tu”. Si sentì echeggiare da un dolcificante Misura piazzato comodo nel piano di sopra al caldo. “Che lo sanno tutti che c’avevi una cotta per lui”. Tutte si guardarono intorno poi quando videro quei 500 gr. di zucchero grezzo che si era aggiunta alla discussione inopportuna versare due lacrime capirono.


All’incrocio tra il reparto carni e pesce fresco ci fu un battibecco che montava pericoloso. Un pesce spada che già l’avevano conge e sconge tre volte si mise a far battutine sulle cosce di una tacchina giovane appena arrivata dalla campagna che aveva sì la vita un po’ bassa ma in fondo non era male. Quando però iniziò a mettere in dubbio le virtù di madri e sorelle un bel pezzo di vitellone in salute salì sugli scudi. “Bada a te Pinocchio dei mari inquinati che ti spezzo le braccine se continui ad offendere la signorina!”. Recitò indomito e moschettiere.
Il pescespada fece l’occhiolino ad un cefalo che gigionava sul ghiaccio poco più là e aggiunse a presa di marzullo: “Maddai! Proprio l’unica cosa che non ho mi vuoi spezzare?”. E fece un versaccio con le pinne che mi sarei arrabbiato anch’io. Infatti il vitellone partì e fù solo per fortuna che un pezzo importante di arista lo fermò prima che iniziassero a scorrere sangue e lische.
Fatela finita!” Urlò spazientito un etto di macinato in una confezione extra luxe che se la passava comoda nell’ovatta del frigo personale con tanto di prezzo speciale. “Ma sarà possibile litigare per una sciacquina a quella maniera? Si sente l’odore di campagna da qua!”. Il vitellone guardò la tacchina che abbassò lo sguardo quasi a piangere e avvicinandosi le chiese tenero: “Vuoi farti un giro al reparto gelati? Dai, che ti offro un Calippo che ti tiri su”. Lei accettò abbassando lo sguardo e arrossendo anche se le malelingue hanno detto poi che li hanno visti infrascati al reparto giardinaggio nascosti dietro una siepe sintetica mentre lei gli faceva un clinton. Ma non si sa se è vero. Quando le cose le racconta lo speck affumicato bisogna stare attenti. Non lo vuole vedere nessuno perché non si lava mai e lui per ripicca parla sempre male di tutti.

Certo che puzzi proprio bell’uomo sai?” Si allargò al reparto formaggi una mozzarella di bufala appena arrivata dal sud nell’annusare l’aria intorno a quel gorgonzola francese dal nome di un sergente sfigato: Rackfort. Che però aveva più decorazioni del Custer e meritava rispetto.
L’Emmental si dichiarò subito neutrale in caso di una disputa mentre il pecorino sardo affermò in stampatello: “Io- gli- farei- saltare- tutti- i- denti”. L’Asiago facendo un versaccio con il tricolore ricordò che il federalismo era l’unica possibilità che esisteva urlando Roma Ladrona, mentre i formaggini Mio si schierarono eunuchi con la mozzarella come pure il Grana; mentre il Parmigiano per ripicca prese scudo e lancia in favore del gorgonzola. La feta greca guardava il formaggio di fossa come a chiedere: “E noi con chi cavolo stiamo?” Che lui la guardò come a dire: “Ma sei scema? Con chi vuoi stare? Io puzzo più di lui!”.
Lo squaqquarone Galbani provò ad alzarsi per dire la sua ma ricadde nella vaschetta senza gloria mentre il Camoscio D’Oro prese una discussione animata con il Brie a proposito di pubblicità e diritti e privilegi. Che il Brie si pavoneggiava che ha lui lo tenevano sempre al fresco per contratto quando poi si è saputo che non era vero e lo trattavano come una comparsa. Sul sipario quel formaggio caprino stagionato che incontrava un po’ si e un po’ no, provò a buttarla sul personale per far rissa. Ma per fortuna di quella crescenza che già teneva per il collo la cosa finì lì.

Carla! Non senti anche tu un’aria strana in questo supermercato?” chiese la Bruna alla collega assonnate e stanche dopo l’orgia delle feste natalizie e del cenone.

Sì” rispose la Carla che arrivava da un Veglia che si era spenta all’alba. “Con ogni probabilità, stanotte, si saranno divertiti anche i prodotti!” e la finì aggiungendo con un gusto allappato di prosecco a buon mercato: “C’ho ragione thò! Guarda Coccolino che occhiaie!”