mercoledì 30 novembre 2011

Africaneide




L'amica Sara M mi ha spedito un commento che mi ha fatto riflettere un bel po'.
Intanto ringrazio per i complimenti che fan tanto bene alla mia personcina tutta, ma quel “ho letto un pezzo rabbioso” mi ha fatto pensare. Perchè c'è del vero, molto.

È un pezzo scritto con rabbia poco rassegnata. Con un incazzatura che vuole vincere e non cerca rivincite. Con la consapevolezza di vedere e non guardare. Che poi fa tutta la differenza di chi scrive di cose che pensa e di chi scrive di cose che vive. Credo.

Sono tornato in Kenya più per necessità che per amore.
Qua riesco a vivere con 400 euro al mese facendo una vita semplice ma dignitosa.
In Italia ci pagherei l'affitto, il riscaldamento e morta lì.
Fa ridere pensare che si vive meglio da disoccupato all'equatore ma questo è.
Cmq. Appena arrivato (mancavo da due anni buoni) ho subito capito che aria tirava: se non sai muoverti prezzi di tutto alla follia, tutti oramai che (stra)parlano italiano e ti rispondono come Biscardi anche quando parli in swahili dignitoso. Tutti sempre più falsi, ladri, ipocriti, striscianti pronti solo a chiedere sigarette, birre, e dammi qualcosa muzungu. Tutti che ti guardano come una slot sforna soldi. Tutti senza la minima voglia di lavorare ma pronti a piagnistei infiniti sui poveri africani quando i vizzi che hanno (troppi e costosi) bussano alla porta dell'assuefazione.
Ed io ne ho coglioni pieni di sta gente qua.
Sopratutto dei mussulmani, di cui la costa keniota è piena se non monopolizzata.

Il turismo, sopratutto a Malindi, è praticamente finito. Adesso che siamo in alta stagione non c'è un cane. E quei due bischeri che ci sono li tengono chiusi dentro i resort come in un lager.
Tutti si chiedono chi sia il Colpevole.
C'è chi dice che è colpa della crisi. (Almeno x qua falso, qui è pieno di pensionati 55enni, tutti a far i giovanotti, da 2500 euro al mese che vivono alla grande in culo a me/voi che ci ciucciamo le conseguenze. C'è una base spaziale italiana (!!!!), un po' militare e un po' finta/privata, che ci costa una fortuna per niente e dove vengono mandati pseudo tecnici (tutti da Roma in giù, chiaro) a non fare un cazzo ma che prendono stipendi folli e girano con il Pajero e la troia nera. TUTTI!).
C'è chi da la colpa ai tour operator. (Una mezza verità. Ma capisco Franco Rosso o l'Alba tour se spostano i baricentri verso Zanzibar).
C'è chi da la colpa alle mezze stagioni. (capiteli, la maggior parte tira avanti a Viagra e doppi rhum).
Poi ci sono io che do la colpa solo ed esclusivamente agli africani di qui.
Dal capo della Polizia, a quello dell'Immigration fino all'ultima zoccola che chiede mille poi la mattina porta lo sciagurato in Polizia perchè vuole tremila. Il tutto in un Paese dove LA PROSTITUZIONE è illegale!!!!!!!!!!!!!!!.
Anni fa c'era un turismo fatto di gente che partiva con il ticket e poi si piazzava in town. Affittava camere. Mangiava per ristoranti. Frequentava locali. Insomma, smuoveva la vera economia locale.
Ma a questo turismo “così prezioso” è stato riservato un trattamento indegno. Problemi di tangenti all'aeroporto. Problemi di tangenti sulla spiaggia. Problemi di tangenti ovunque. Il beach boys che gli ruba i soldi del safari. L'arabo che gli ruba i soldi del documento “già pronto”. La puttana che ti ama tanto quando sei in Italia poi arrivi qua e ti fa arrestare senza sapere bene il motivo. Il.
Ci sono migliaia di storie così che potrei scriverci un'enciclopedia.
E cosa racconta secondo voi questa gente quando torna a casa?
Ma che bellezza è il Kenya? O ci sputerà sopra alla grande?
Questo target di gente, che poi era la vera linfa vitale del Kenya e in special modo di Malindi, è semplicemente sparita. Ha cambiato destinazione. Si è spostata in altri lidi. E quelli che facevano i trasferimenti per/da aeroporto, i safaristi, gli escursionisti, le puttane per bene, i ristoratori, gli artigiani e tutti gli altri si sono ritrovati un pugno di zanzare in mano.
E la colpa è solo degli africani, solo loro.
Della loro non voglia di guadagnare il pane onestamente, del loro razzismo strisciante che se li conosci smascheri ed evidenzi in un attimo, dell'indolenza del “dammi qualcosa”. Sempre e comunque.
Solo loro, punto.

Adesso va molto di moda il turismo sessuale di donne che vengono a cercare il rastone con grande cazzone. Parlo di donne sfatte, grasse, brutte, con qualche soldo ereditato ma più spesso di divorziate che hanno maciullato il tordo di turno; ma anche di giovani ragazze con il mito del Nero.
Una mia amica, che si vantava tanto di essere esperta dell'Africa da anni veniva qua a far “del bene” a scoparsi i neri. Poi ha trovato quello “diverso”, quello bravo, quello che non gli chiedeva i soldi, che la teneva in casa come una moglie. E così via a scopare senza preservativo sin dall'inizio.
Sono esperta, questo è diverso, mi raccontava davanti alle mie perplessità.
Poi un uccellino mi ha sussurrato all'orecchio: l'uomo della tua amica è malato.
Ed io l'ho sussurrato all'orecchio dell'amica esperta d'Africa.
È risultato che il rastone tanto bravo ha l'AIDS da un paio d'anni. L'ha sempre scopata senza condom e senza mai parlare dell'argomento. Risultato finale? L'amica è stata contagiata. I suoi valori sono già crollati. E per ringraziarmi mi ha quasi tolto il saluto. Ah, il tutto a 32 anni.
Ecco come si butta una vita nel cesso a fidarsi degli africani.

Quindi ha ragione Sara quando mi sente rabbioso, ma allo stesso modo è autentico lo strano tipo d'amore se incontro qualche anziano pulito di cuore e ci sto ore a parlare di tutto e del niente. Se mi fermo a mangiare un piatto di fagioli con poveri operai che mi guardano stralunati. Se ho deciso di fare un bel digiuno di sesso fino a nuovo ordine/rientro.
L'Africa è un Male che non si codifica.
E chi c'ha provato ha passato solo guai.
Io provo ancora a viverla. Rabbioso e pieno d'amore allo stesso tempo.
Poi ci saranno tempi più belli che stanno arrivando.
A quelli sto mirando. E a quelli arriverò.
L'Universo ama e protegge chi Lo ama.
E dato che oggi c'è un bel sole, me ne vado all'oceano.
È uno sporco lavoro lo so, ma qualcuno deve pure farlo.

Post
Sto notando con immenso piacere (il browser di prima non me li visualizzava) che c'è gente nuova che si sta iscrivendo tra i lettori fissi del mio blog. Ringrazio quindi lenew entry: cippalippa e artemisia, che avevo scambiato per la mia ex.





mercoledì 23 novembre 2011

L'uomo Della Spazzatura




Di vagabondi e straccioni Malindi – come tutta l'Africa e tutto il Mondo- è piena. In ogni dove. Si trascinano dentro stracci trisunti, con una borsaccia stasporca chiedendo elemosina, importunando, cantando nevrotici canzoni senza senso, con ogni probabilità in preda a chissà quale astruso delirio, mangiando terra, con ogni probabilità bevendo quel cazzo di Mnasi appena raccolgono qualche scellino. Sono persone senza dignità, persa spesso per brutte azioni che hanno caratterizzato il loro passato (molti sono pedofili che la società ha condannato ai suoi margini), guardano sempre in basso oppure fissando il niente. Non hanno nessun genere di dimora e dormono dove svengono, aspettando che la Morte li tolga da questo disagio.

Ma ce n'è uno che non è così.
A 300 metri da casa mia, sotto un olmo coperto di rifiuti, vive l'Uomo della Spazzatura.
L'ho battezzato io con questo nome. Mi sembrava dignitoso e lo è.
Ho chiesto in giro se qualcuno lo conosce o sa qualcosa.
Nessuno sa niente. O almeno così dicono. Ma non me lo dicono con il sorrisino cinico di chi gode nel vedere qualcuno nella merda più di lui. Che è un atteggiamento classico che ho riscontrato in Africa e in India.
Anzi. Di solito mi guardano interrogativi chiedendosi il perchè mi stia informando PROPRIO di lui. Quasi intimoriti.
C'è un segreto dietro quell'uomo che a me non è concesso.
E non credo che si tratti di qualcosa di terribile, affatto.
Con ogni probabilità è un segreto che imbarazza tutti e del quale tutti farebbero volentieri a meno.

Io lo incontro continuamente.
Di solito gira dove si buttano i rifiuti (per strada o dove capita), con un borsone nero che seleziona quello che gli serve: scatole di yogurt piene di formiche, bustine nere con rimasugli o briciole di samosas, pezzi di carta, bottiglie vuote e chissà che altro.Avrà 30 anni. I baffi tenuti bene. Un fisico asciutto ed uno sguardo dritto e fiero che non sfida niente ma che non teme nessuno.
A me mette in soggezione.
Ogni tanto compro un paio di cartoni di latte e glieli do se lo incontro in giro o se si trova seduto sotto il suo olmo. Lui li prende senza neanche guardarmi e men che meno ringraziare e continua a camminare a schiena nuda e dritta. Oppure a mangiare formiche che gli corrono tra le mani.
Non puzza.
Ne lui ne il posto dove vive.
Con ogni probabilità tutto quello che è biodegradabile lo mangia e quindi non c'è decomposto lì, e sono sicuro che ogni tanto si lava.
Non so dove ma sono sicuro che lo fa. Un africano medio dopo un giorno di questo caldo, credetemi, puzza da non stargli vicino. Credo che sia un po' perchè non si lavano e un po' il tipo di pelle.
Non riesco a fargli una foto.
Nel senso che ancora non c'ho provato.
Ho lo stesso timore che mi si scaraventi addosso o che non mi consideri minimamente. Ed in tutti e due i casi proverei lo stesso disagio.
Forse fotograferò l'olmo quando lui è in giro.
Mi mette in una soggezione strana, che quasi mi piace.
Sono stanco di tutti questi africani falsi e viscidi che ti fanno l'amico solo per scroccarti una sigaretta o meglio una birra. E di loro non ho assolutamente soggezione e non mi preoccupo se qualcuno pensa persino che sono un po' razzista. Non lo sono, ed il fatto che non sia disposto a farmi prendere per il culo dalla feccia di questo fantastico popolo ne è la prova. E quelli perbene lo sanno e mi apprezzano.

Ma pagherei per poter parlare con lui, per chiedergli cosa pensa della vita, per sapere che fine ha fatto la sua vita, per raccontargli se vuole dove cazzo sta andando la mia. Se ha dei sogni e se posso aiutarlo a realizzarli. Se lui può aiutarmi a realizzare i miei. Che forse è più probabile.
Ma per ora non si può. Ma non mi do per vinto.
Continuerò a comprargli qualche busta di latte aspettando che mi dica una parola. E forse un giorno succederà. O forse non succederà mai.
Ma per me sarà sempre un piacere strano e intraducibile incontrare l'Uomo della Spazzatura. Sarà bello illudermi che quando beve quel latte dimenticando per un attimo le formiche pensi: chissà chi cazzo è questo muzungu strano. E sono proprio felice nel credere che anche voi che leggete questo post siate positivamente incuriositi di conoscere l'Uomo della Spazzatura. Potrebbe valerne la pena.

Post

Gli ho fatto la foto. Di spalle. E ho provato disagio. Come giusto che sia.

sabato 19 novembre 2011

Lamu. 4 minuti di video rubati ai divieti e all'ipocrisia


http://www.megaupload.com/?d=T4A4DS01

Finalmente ce l'ho fatta a scaricarlo. Spero funzioni. Non è niente de chè ma sono sicuro che non esistono video girati nell'isola di Lamu Island da almeno dieci anni.

Charlie

Mi vergogno quasi a scriverlo solo oggi questo post.

Charlie l'ho conosciuto a Malindi nel 2006. Eravamo vicini di casa e si era fidanzato con una ragazza africana di nome Sarah, una delle prime persone con le quali sono diventato amico appena arrivai qua e forse fu lei che mi battezzò con il nome Karioki (che è un nome kikuyu, tribù alla quale appartiene).
Charlie amava bere. Troppo. Arrivava dagli USA troppo bianco, con un sogno africano stereotipato nella pieghe della mente e tante ombre nel cuore e nella risacca dei sentimenti, pensai d'acchito. Era buono, gentile, educato. Troppo per l'Africa. Troppo per questo cazzo di mondo con ogni probabilità.

Passavamo il tempo seduti sotto le palme del “Mabeste”, un barretto africano con prezzi giusti, e parlavano del vago. Mai di politica. Mai delle famiglie. Mai del passato. Da quello, quando ti ritrovi qua, con ogni probabilità stai scappando e ne fai volentieri a meno di parlare e ricordare.
All'inizio lo pensavo un po' coglione. Noi italiani purtroppo siamo fatti così. Pensiamo sempre di essere i più furbi, i più intelligenti, i più eclettici e quant'altro.
Meno male che la Storia ci sta facendo ricordare che in realtà siamo solo una razza di capre senza dignità, cultura e rispetto per se stessi e gli altri. Comunque.
Ricordo bene quando regalò l'anello di fidanzamento a Sarah.
Un gioiellino che ogni volta che litigavano ubriachi e fumati, volava nel prato del bar e poi toccava a noi carponi andare in giro a cercarlo. Tra risate e battutaccie.
L'abbiamo sempre ritrovato.

Poi io sono partito. Un po' di masochistico Casentino. Tanta Olanda. Poco South Africa. Charlie invece non si è mai mosso di qua. La famiglia, con ogni probabilità per non averlo tra i piedi, gli spediva mensilmente una diaria in dollari che gli permetteva di vivere bene. Se non avesse bevuto. Ma lui si beveva tutto ed eran sempre problemi. Mettiamoci poi tutti i parassiti africani che gli gravitavano intorno pronti a farsi pagare una bevuta quando l'alcool gli toglieva l'ultima lucidità ed il gioco era fatto.

Quando sono arrivato non l'ho incontrato ma sapevo che era qua. Viveva a Kwandomo con Sarah, un villaggio fuori Malindi che un tempo apprezzavo ma che in realtà è un posto Maledetto abitato da gente cattiva e Maledetta.
Un mese fa mi chiama una e mi dice: Mauri, ti do una brutta notizia, Charlie è morto.
Era vero. Charlie è morto. Dopo una notte passata a ubriacarsi per barracci di Kwandomo circondato da quelle zecche puzzolenti che si abbeveravano alle sue debolezze. È uscito sulla strada ed ha iniziato a camminare barcollando nel mezzo. Là la strada è buia. Non si vede niente. Infatti l'auto che l'ha centrato in pieno non l'ha neanche visto e men che meno frenato.
Mi hanno detto poi che il corpo era sfracellato.
L'hanno sotterrato in fretta e furia nel cimitero di quel villaggio dannato.
Quella notte Charlie festeggiava 32 anni.

mercoledì 9 novembre 2011

Di Lamu, delle fandonie giornalistiche e dell’ipocrisia mussulmana

Di Lamu e del Kenya e dei somali avrete letto o visto qualcosa di sicuro.
Fantastico l’articolo dell’”inviato”di Repubblica che scrive: “Kenya, la guerra nel paradiso”, infilando una dietro l’altra una serie di inesattezze e stronzate che la dicono lunga sulla condizione dell’informazione dello Stato delle Banane. Meglio ancora il TG3 che raccomanda di avvertire amici e parenti che sono in Kenya di scappare!!!
Così, dato che in Kenya ci sono, e che sono pure vicino alla Somalia ho deciso di andare via terra a Lamu, da solo. Che fa tanto avventuriero ma che poi invece alla fine….
Nel mio libro “Mad(e) In Kenya” ho già celebrato Lamu, stavolta non vado a celebrare niente, voglio smascherare e scrivere quello che NON si deve scrivere.
Salgo nel pullman della Tawakal, chair n. 7, prenotazione: mister Poulicio. Mai come qua ho visto storpiare il mio nome così tante volte.
Sono l’unico bianco chiaramente, e dopo poco tutti mi chiedono con discrezione chi sono, e perché vado a Lamu. Resto vago e nebuloso, in perfetto stile mussulmano.
Al primo Police check salgono due soldati armati di fucili Fal e si siedono al lato opposto del mio. Sono la nostra scorta. Uno si addormenta subito, l’altro resiste dieci minuti. E’ con questo genere di Rambi che dovremmo spezzare le reni ai somali! Ma va là ma va là!

Il viaggio sarà lunghissimo, la strada, quando è asfaltata, s’inebria di buche insidiosissime, ma dato che è quasi sempre sterrata, arriviamo dopo 7 ore (180 km!), e dico pure bravo all’autista, non fora mai, mentre lungo il viaggio, doppiamo tutti gli altri autobus delle altre linee che forano, rompono giunti semiassi e quant’altro. Anche se sembrano dei pazzi scatenati, sono convintissimo che i driver africani siano i più bravi del mondo! Parlo serio.

Già a Mokowe, dove finisce la Terra e si apre l’Oceano, capisco che aria tira. È piena di beach boys falsi, drogati e puzzolenti che si avvicinano con quei sorrisi schifosi a rompere le palle che se potessi e avessi una pistola, ne stendere subito una decina e poi mi farei una bella dormita.
Riparlo molto serio.
Nel pubblic boat mi siedo accanto ad un vecchio signore pulito, discreto e sorridente. Tira fuori il cellulare e fa partire della musica mussulmana guardandomi come a dire: visto? Anch’io c’ho il cell galattico. Parliamo un po’. Gli chiedo che aria tira. Scrolla la testa. Somali? Domando. Riscrolla la testa e mi fa un gesto muto in avanti. Indica due beach boys che spadroneggiano il dhow. Non avevo dubbi.
A Lamu Island me ne ritrovo intorno una decina che mi offrono la camera a prezzi scontati, l’escursione a prezzi scontati, qualsiasi tipo di droga a prezzi scontati. Rispondo in swahili stretto e diretto,la metà sparisce. So dove trovare una camera a prezzo basso (7euro), ma quando arrivo lì in quattro si presentano alla reception a chiedere la commissione. La padrona, Sabrinah, mi conosce e mi guarda come a dire, ma gliela devo dare? Chiudo la porta dell’hotel e le dico a voce alta di chiamare subito la Polizia. Spariscono tutti in due secondi. Adoro la gente con i coglioni, soprattutto quando ce l’hanno al posto del cervello.

M’incontro con Isac, un carissimo amico Kikuyu, un domatore di computer conosciuto a Malindi che per problemi di cuore si è trasferito a Lamu perdendo grandissime opportunità di lavoro.
Parleremo poco di questo, esce da un esaurimento nervoso e non domando niente, so che la moglie lo tradiva in lungo e largo e lui, persona per bene e intelligente, aveva optato per una resa dignitosa invece di far scorrere sangue come duopo in questi casi.
Di Lamu invece parliamo e molto, davanti a gustosissimi frullati di mango e samosas a modino.
“Mauricio, questi sono tutti una massa di vagabondi. Non vogliono lavorare, vogliono solo ubriacarsi, drogarsi e scopare ragazzine (sopra i 12 anni non c’è ragazzina vergine da queste parti, NDA). Loro con i somali ci vanno abbraccettati da sempre. Traffico d’armi, droga, omicidi e rapine. Da sempre”.
Concordo in pieno.
L’inglese ucciso nell’isola di Kywayuni era un bizman con grossissimi interessi di terreni in Lamu e isole vicine. Sicuramente a pestato i piedi a qualche Omari di Lamu, non certo ai somali, ma la scusa era buona e la spietatezza di certi mussulmani oramai è solo un dato storico. Come la storia della povera francese paraplegica morta (non uccisa) in mano “ai somali”.
Io l’ho conosciuta quando dirigevo il Lamu Palace sei anni fa.
Non era paraplegica (lo è diventata dopo un incidente stradale) e beveva come una spugna. Il padrone dell’albergo mi avvertì di trattarla bene quando veniva a scolare alcolici. Come di trattare bene un’altra Inglesina che faceva la Karen Blixen (che era notoriamente una puttanona alcolista), anche perché, e questo me lo sussurrò all’orecchio, erano due agenti della CIA. Era il segreto di Pulcinella, lo sapevano tutti.
Fa strano che nessuno ad oggi abbia scritto una parola di questo dato che invece mi sembra importante giornalisticamente, e decisivo a livello di indagini. No?

La sporcizia a Lamu è sempre stata una componente abituale. Ma adesso siamo arrivati a dei livelli da epidemia. Buttano tutto a mare, ma proprio tutto: cassette di legno, bottiglie vuote, plastica, avanzi di pesce
decomposto. E poi dieci metri più in là pescano. Questo è uno dei motivi per cui qua in tutta la mia vita non ho mai mangiato un pesce.
Riso, verdure e via a andare.

Isac mi lascia qualche ora: vorrei scopare mi dice. Con innocenza.
Gli africani son fatti così, se non scopano una volta al giorno sgarellano.
Lo saluto sorridendo e mi faccio due passi per la piccola town.
Lo “sentono” che non sono un turista ne uno di primo pelo. Mi siedo con loro indifferente. Pago tutto al suo prezzo senza chiedere e chi prova a fregare lo becco subito. Non induco a fissare le donne velate che qua sono bellissime perché è una grossissima mancanza di rispetto che può costare cara. Non mi schifo al passaggio dei somari di cui l’isola è piena. Non mi azzardo neanche a tirare fuori la macchina fotografica,che soprattutto di questi tempi può costare il linciaggio. Con ogni probabilità puzzerò un pochino anch’io come loro.

È sabato. E dato che non fanno un cazzo tutta la settimana, stasera festeggiano con marunghi (una droga illegale in tutto il mondo che in Kenya e Somalia invece è legale), erba e alcool a fiumi.
Per andare in moschea ne riparliamo domattina.
L’ipocrisia viene meglio con la luce.
Mi fa sorridere il pensiero che Lamu è vista come l’isola dell’ortodossia religiosa. Qua ogni anno alla fine di novembre si tiene un festival mussulmano tra i più importanti del mondo arabo, qua sono stati scritti testi sacri storici e fondamentali per la religione mussulmana.
E adesso invece è piena di frogi (c’è persino turismo sessuale europeo maschile da queste parti!), spacciatori di droga e gente che non è mai entrata in una moschea!
Alla sera vado con Isac alla canteen della Polizia. Un ottimo posto dove si mangia con un euro, si beve birra a prezzi giusti, si può giocare a biliardo o guardare il calcio inglese (seguitissimo in tutto il Kenya).
Qua beach boys non sono ammessi, e tutta la Lamu “normale” è qua che si ritrova. Giochiamo un po’ al pool e poi a letto, sono stanco ed ho già voglia di ripartire. I miei dubbi sono confermati: nessun problema con i somali, tutte chiacchiere per impressionare e far dimenticare per un attimo che il mondo sta precipitando in baratro senza fine, la “religione” che si sgretola sempre di più sotto il peso della sua stessa ipocrisia, e poca gente che ha voglia di sapere come stanno davvero le cose, perché, come scrisse Pessoa: “dove c’è molto sapere/c’è molto da temere”.

Al mattino compro il biglietto per rientrare con Isac che mi chiede di rimanere ancora. Non ho più voglia rispondo. Sono stanco.

Sono stanco del Mondo, delle stronzate che ci raccontano da una vita, dei telegiornali e dei burattinai e sono stanco di lavorare per sopravvivere.
Vorrei una bella rivoluzione mondiale dove scorrono ettolitri di sangue.
Vorrei sbudellare con le mie mani tutto il Parlamento Italiano. Uccidere con un machete Montezemolo e Marchionne. Vorrei evirare tutti gli iscritti alla CGIL. Vorrei bere il sangue della Santanchè e della Carlucci e della Finocchiaro. Vorrei sgozzare.

Ed invece mi ritrovo un’altra volta a Malindi con il tavolo pieno di birre vuote a fumare pacchetti su pacchetti di sigarette. Impotente e inutilmente incazzato.
Mi vengono in mente i miei genitori e milioni d’italiani ingenui e perbene come loro traditi e svuotati di tutto.
Devo prendere una decisione: rivoluzione o perdizione?
Per stasera facciamo perdizione và.
Per stasera basterà un bel pompino e un buon massaggio fatto come Dio comanda da una prostituta mussulmana di nome Fatuma, 19 anni freschi freschi, che si presenta a casa mia chiusa dentro un burqua e nuda sotto. Con tanto di leccata di palle e culo che ricorderò nel tempo. Imparano a sette anni a fare buona fellatio queste mussulmanine qua. Ce le mandano i loro bravi genitori a fare esperienza alla “scuola dello Zio”.
Il tutto mi costa mille scellini. Che equivalgono a 8 euro.
Spero solo che quel testa di cazzo di Allah abbia visto tutto.

post dell'11 novembre

giusto per confermare le mie teorie "estremiste".
Nel mio libro "Mad(e) In Kenya", il report su Lamu parlava molto di un beach boys con il quale ho lavorato molto, il suo nome è Kalifornia.
Quando sono stato su giorni fà ho chiesto se era in giro. Non c'era.
Oggi ho saputo il perchè. A Natale, il mio amico Kalifornia ha portato in giro 4 italiani ricchissimi che soggiornavano in Lamu presso uno degli alberghi più cari dell'isola. Alla sera gli hanno chiesto di trovare della cocaina (sembra che gli italiani senza un cazzo in culo e senza coca non vivano).
Ebbene, dopo il primo tiro uno è MORTO subito.
Ad oggi Kalifornia ha una taglia sulla testa di 2 MILIONI di scellini (che possono essere equiparati  a un milione d'euro) messa in palio dal proprietario dell'albergo.
Sembra che sia nascosto in Tanzania.