mercoledì 30 maggio 2012

Donne







Di certe donne se si vuole si può parlare male per eoni.
Puoi iniziare dagli aneddoti dell'infanzia e finire dove vuoi. Chi c'è c'è.
Se rispetti il canovaccio sbagli mira sempre di poco.
Piccoli particolari che comunque non cambiano le regole del gioco.
Sembrano tutte soggetti a buon mercato che si ridisegnano addosso una sceneggiatura a puntino ma non veritiera, che poi di solito crolla sui dialoghi/a metà della prima sera.
Parecchie son fatte così, c'è poco da fare.
Che poi a tutti noi una costola son costate lasciamo perdere le risate.
Ma per qualcun'altro anche e non solo soldi a badilate. Pensa te.

Ne ho viste di donne comportarsi male nella vita.
Ma tante. Troppe.
Le ho osservate agire da vipere astute e creare situazioni, coinvolgere ignare persone in giochi pericolosi e traballanti, la logica del perizoma intrecciata ad aforismi dotti e intriganti, la logica del tutto ora o nienti.
Le ho viste abbandonare uomini con due soldi per un divano migliore e scrollarsi di dosso l'ultima polvere infastidite dal vestito firmato e guardarsi schifate le mani e restituirgli quel piccolo troppo piccolo gioiello pagato ad ore.
Le ho ascoltate snocciolare sequenze di giustificazioni alle proprie azioni ad una platea allibita dove nessuno chiedeva spiegazioni, le ho scoperte a pensare glaciali e divertite: o vediamo chi porta i pantaloni.
Le ho smascherate massacrare l'amicizia dell'amica e scoparsi in tutti modi il suo uomo divertita. Ci son pure cascato come un debole fesso: in questo assurdo paradigma che frulla insieme amicizia, onore, vergogna e sesso.
Le ho condannate quando le ho fotocopiate ad un coccodrillo pari e uguali, quando a quel povero tonto lo spennavano a forza di cambiali.
E via avanti così per eoni.

E allora ti fai le tue idee.
Tiri le tue conclusioni, che poco e niente intrecciano con l'amore ma rasentano sempre il perimetro -per saltarlo - dove vivono le illusioni.
E ti chiudi in te stesso.
Chiudi il cuore con un grosso lucchetto.
Così grosso che fa fatica al petto.
Chiudi tutte le porte della percezione, appena c'è una donna in azione.
Impari a vivere da solo e le guardi sempre come da dietro il vetro di un ristorante dove tu non potrai mai entrare.
Ed impari un sottile odio, che si raggomitola cucciolo dietro la stessa medesima questione:
se non vuoi provare odio, devi provare amore.

Poi invece scopri al tratto che ci sono donne meravigliose.
Che la vita ti incolla addosso come una Lezione dalla quale non scapperai.
Donne fantastiche che coltivano un proprio onore.
Donne che diventi rosso immaginandotele in un letto ad ore.
Donne che a quei giochi non hanno mai giocato perchè per loro il tempo è tempo prezioso, mai va sprecato.
Donne che amano i figli, donne che sono chiocce e tutti gli si stringono intorno come cuccioli conigli.
Donne per la quali saresti pronto a cambiare tutto il gioco della sopravvivenza per strappare un momento di intimità che lascerà un segno più importante. Che darà forse un senso ad ogni prossimo istante.
Donne che non sfoggiano corpi scolpiti ma visi di splendide rughe.
Donne che son cascate pure nel fango ma come un'orchidea acrilica riappaiono alla Vita più belle che mai, più Vere che mai.
Donne che capiscono come una tabellina il tuo destino, e decidono poi in un'intera vita di dividere con te le sue gioie e il suo declino.
Donne come rocce. Donne con due bocce.
Donne che ti fanno pensare tutto all'incontrario.
Donne che balbetti, donne sublimi se le sogni dentro ai letti.
E poi ci son le ultime e qualcuna l'avrò pure dimenticata.
Quelle che si prendono cura del tuo cuore e sanno bene cosa fare.
Quelle che se smetti d'avere paura e abdichi alla retorica speri di passarci insieme l'intera vita e portare anche davanti a quel cazzo d'altare.











martedì 29 maggio 2012

Stia





E così scoprì che è solo verso giugno
che t'appare Stia
verso sera/prima della sera
quando il sole taglia in sezioni nette di normalità
la vecchia piazza, i vecchi giardini e il vecchio borgo
il castello di Porciano appollaiato come un gobbo corvo
poc'altro c'è dopo d'importanza
se non campagna attorno che si gratta
negli ultimi raggi di bassosole
e vento leggero che spira da nord
ma che fredda di brivido il sudore


Quel sole lì se lo vedi bene
cambia a Tutte le Cose i colori
alle pietre della piazza
all'erba dei giardini
agli infissi invecchiati del borgo
persino ai merli del medioevo corvo.
Ma se ti va e vuoi sentire bene
fiondati in un prato e respira forte e butta tutto fuori.
Scoprirai che della Vita riesce a cambiare persino gli Odori



post

Con ogni probabilità questa cosa mi è uscita per far rabbia al mio analista. Bho.
Io che parlo bene (peggio da poeta), di dove sono nato.
Sarà per fargli pesare tutto il grano che m'ha ciucciato.
Non sono sicuro per niente, ma l'ho scritta in due minuti, e allora la pubblico.
Ma a rileggerla, ho stupito che così/ o non cambierei una parola.
Per me l'età c'entra, t'avoglia te se c'entra......

domenica 27 maggio 2012

Della Solitudine



Io amo la mia solitudine.
È solo lei che mi ha reso migliore della mezza sega che ero agli albori.
Lei mi ha insegnato che da solo, se non ti senti solo, non sei mai solo.
Non ci ho mai trovato niente di triste grigio o altri nefasti colori.

Un po' il contrario di tanta gente che deve vivere sempre circondata da tutti sennò fa crash. A differenza di quelli che ogni 5 minuti gli squilla il telefonino e parlano sì con il mondo intero ma dei cocchi e delle noci, sempre. A differenza di quelli che devono per forza piacere a tutti, conoscenti, buffoni e cani cattivi e brutti.
Perché 'sta gente qua se si ritrova sola con se stessa terrorizza del proprio dialogo interiore.
Perchè è abituata a mettersi in bocca le parole degli altri, perchè è abituata a riempirsi le orecchie con le parole degli altri, ha riempirsi la mente con le teorie degli altri.
Ha trascurare i propri sentimenti e le proprie emozioni. Sempre e comunque nel nome degli altri.
Di solito lo scoprono verso la pensione che la persona che hanno accanto non l'hanno mai amata e che la sceneggiatura della loro vita non l'hanno non dico mai letta, ma neanche mai sfogliata.
Troppo impegnati a soffiare convertiti al pettegolezzo della comunità e della prossima sceneggiata.
La solitudine invece è reale, bella, estetica ed armoniosa.
È la chance che gli Dei ci hanno dato per misurarsi con l'Universo.

Amo confrontarmi con me stesso e con sincerità nella mia solitudine.
Capire dove sto andando.
Capire da che che parte sto andando.
Se sto andando bene o si può far meglio.
In solitudine non baro mai con me stesso.
Con gli altri invece è capitato, capita e capiterà.
Per me la solitudine è coscienza.
La solitudine è lo stato naturale dell'essere umano.
Infatti soli si nasce (vai vai è così) e soli si muore.

Anni fa scrissi due frasi che finirono in un racconto del mio libro:
"La condivisione è il prezzo che si paga per capire qualcosa.
La solitudine è il prezzo che si paga per capire tutto."
Mi piacquero allora e mi piacciono ancora oggi.
C'è del vero, poco da fare.

Quello che allora mi chiedo oggi, confortato dalla mia solitudine, è solo una semplice domanda:
ma se amo tanto la mia solitudine, perchè mi sono innamorato e sogno soltanto di vivere insieme a lei?
Che scherzetto mi sta giocando la mia amata solitudine?


Post un 12 ore dopo circa
Vedi che funziona! Vedi che se si vuole la scrittura può essere terapeutica?
Mi sono illuminato vicino a Rassina (Ar), pensa te.
La mia solitudine non sta giocando a niente, era il Karma, con questo basta abbassare la guardia un attimo che ci prova. Tana. Si riparte.


martedì 22 maggio 2012

Disoccupanza





Da lontano credevo fosse una mezza leggenda invece è vero.
Essere disoccupato in Italia, a differenza di tutto il Globo, è un lavoro.
Busta paga invisibile ok, ma un lavoro è.
Una volta quando eri disoccupato, facevi un giro, bussavi a due bandoni e due giorni dopo trovavi qualcosa da fare (ad oggi sono più di trent'anni che sono nel mondo del lavoro, ho fatto mille mestieri e quindi lo).
Oggi col ca.
intanto puoi girare fino alla Patagonia che se non sei raccomandato, spintarellato, cugino di, son cazzi a prescindere.
Ma neanche questo poi basterebbe.
L'ho capito stamani.

Vado all'ufficio per l'impiego a prendere il mio stato anagrafico (cioè disoccupato) per presentare una domanda.
Aspetti un attimo che l'impiegato è impegnato.
Aspettanzo di sguardi attorni ed i miei occhi cadono in una bacheca piena di fogli e grossa come la Basilicata.
Ci saranno inserzioni di lavoro, penso.
Come no!?
Allora, corso di 4 ore per imparare a compilare un curriculum.
Corso di 4 ore per imparare a trovare lavoro in Rete.
Corso di 4 ore per imparare a spedirlo via mail.
Tutta una roba così.
Capito? Praticamente essere senza lavoro è diventato un lavoro da specializzati.
E se non conosci le nuove regole del gioco ti diventa un lavoro che stressa,
matupisce, depressa, a costo zero. Una pacchia insomma.

Parlando con uno oggi mi raccontava il “film” dei concorsi.
Diventa una storia come i gratta e vinci.
Dopo il 7imo non puoi più farne a meno e vai in calo.
C'è gente che orgoglia quando ti racconta che ne ha già fatto una 60ina.
Gli brilla gli occhi. Che poi manco una volta si sia piazzato in zona Europa League è tutt'altra faccenda.
Ti danno le dritte giuste.
Godono di una gioia reale autentica e perversa quando gli racconti che per tre posti da infermiere eravate 6982 esseri bipidi.
Perchè loro ci sono già passati. Tu sai quanta strada devi fare ancora.
Uno così la sera si piazza a guardare qualche quiz demenziale non con l'indolenza dello sfigato, ma con il cipiglio di chi anche oggi ha fatto il suo dovere. Di chi il suo lavoro l'ha fatto e tiene la coscienza a posto.
Parlano di economia e finanza che ci sudano pure.
Che sia Monti o Obama ne conoscono i più intimi pensieri.
Van di statistiche arditissime e pane e vorpe ma convinti di saperne più del diavolo.
Ti fanno notare persino i calli alle mani.
Poi però può darsi che la notte piangano. Non lo so.

È un pò strana 'sta cosa e non l'ho afferrata bene tutta.
Però imparerò.
Tanto il curriculum ce l'ho, la mail la so usare, in Rete vò come un treno, non faccio una sega tutto il giorno.
N'avrò di tempo per pensare?

venerdì 18 maggio 2012

Con i piedi due metri da terra





Sono tempi strani questi.
Un po' l'era dei Maya che è l'ora e ci facciamo tutti la bocca e poi invece non è dice uno. Un po' le bizze dei neurini che sfrecciano nelle viscere dello Stivale con tanto di tunnel di (ex)governo, un po' 'sta (cazzo) di Belen che adesso o ce la da a tutti o. Un po' e sopratutto il comico miliardario che scende dal trono e lascia l'Italia appesa ad una lap dance e l'altro comico miliardario che sta organizzando una mezza rivoluzione sotto il naso di quasi tutti.
'Sti ..zo di famosi sportivi che muoiono e van via come il pane e piangono tutti e tutti s'interrogano e ogni 40 secondi un bambino muore in Africa x malaria e c'interrogheremo e piangeremo forse domani chissà ma magari no.
Quelli della Magliana che ritornano di moda nella Roma in mano ai fasci/sicurezza. Bersani/Alfano/Casini 'sta cippa che bel tris di cretini, quelli che oramai spacciano perchè c'ho famiglia ma son di destra, quelli che a 60anni sono in pensione da 20 ma (ab)norma di legge, il “governo dei tecnici” (lo pensavo in Kenya. Non ci volevo proprio credere da lì che l'86% degli italiani s'era bevuta 'sta banda di cobra senz'anima come salvatori della Patria, ma questo era), i giramenti di palle a livello di (in)conscio globale. Insomma, ognuno c'aggiunga la sua. Ci sarà tempo.

Ma noi siamo Itagliani.
I più meglio di tutto il mondo ma anche di più.
Noi parliamo Itagliano, mica 'sto cazzo d'inglese che non si capisce mai una minchia.
Noi siamo il calcio più bello del mondo isole comprese.
Noi che l'espresso e la gnocca nostra figurati non ce n'è.
Noi siamo machi, topolone a bbestia, furbi, furbini fricchettoni un tot al grammo e mammoni.
Noi siamo davvero un sacco di cose.
Siamo dei Lavitola qualunque svenduti al miglior offerente, siamo dei poveri guerriglieri del cazzo se ancora c'è Geronzi, e alla fine del salmo siamo tutti genuflessi come vecchi orsi.
Ultimamente siamo una cosa in più del solito che ci fa anfitrioni:
siamo molto flessibili.
Su tutto.
Sul lavoro. Sulla casa. Sul nostro cazzo di futuribile futuro. Su quando andremo in pensione o se mai c'andremo. Dubbiosi finalmente a osservare di sbieco se l'Obbiettivo Finale era quello per davvero.
Per quanto cazzo di tempo ancora vivremo.
Sui nostri progetti e sogni a ridimensione e scomparsa.
Sui ma tu forse non c'eri da prima ma io per davvero.
Sui suicidi di gente che Equitalia ma son piccoli numeri.
Siamo così flessibili che un giorno siamo in prepensionamento (patacca vigliacca fanculo a tutti) e il giorno dopo siamo esondati (patacca vigliacca e due e palla al centro fanculo a tutti ma al cubo).
Siamo convinti/flessibili a non credere più in un futuro.
Oggi ricchi e ovattati e domani a rischio povertà e sulla via della miseria. Siamo così flessibili che basta tirare fuori la sola parola magica di tutti gli states del Mundo: Grecia. Splash! Che ci flettiamo tutti a 90 gradi.
O quasi.
La usano sempre. Di cosa si parla fa uguale. Oggi ti zittiscono con lei.
LaGrecia, di cui noi conosciamo bene tre isole e poco Socrate.
Siamo flessibili e rassegnati.
Che è molto peggio.

Dobbiamo fare sacrifici.
È il momento di stare con i piedi per terra.
Ci sentenziano dai quotidiani.
(NDB. Repubblica sta diventando una roba che).

Ecco. Su dove tenere i piedi ho tutta un'altra teoria.
Spiego.

Cosa vedi se hai i piedi per terra di questi tempi?
Depressione, gente schizzata, un mondo in patetico bianco e nero e puà, una società persa nello stesso labirinto che ha inconsapevolmente creato, l'Elettrodomestico Diabolico, un'impennata incredibile di “bonzi” che la fà finita con il kerosene. Imperterriti a pianificare pranzi e cene.
Insomma, una desolazione che avvolge, coinvolge, demoralizza, affievola l'acume e ti stritola ma con calma e per piacere.
Col cazzo che sto con in piedi per terra.
Meglio un metro sopra. Meglissimo due.
C'è più aria buona, non è proprio biologica ma.
Non è facile lo so.

L'I-Pad da pagare.
Il mutuo da saldare.
La rata della Punto turbo a bussare.
La fila rancorosa alle Poste, al Ipermercato, persino davanti all'Altare.
L'Ego che fotte l'Io e sodomizza l'Alter senza neanche pensare.
Oramai quasi Tutti di nascosto a bere, fumare, sniffare.
Vite che eran vere ma la cui massima aspirazione oggi è Postare.
Aperitivi, concerti e amori che poi chi cazzo me l'ha fatto fare.
Tutta una roba così. A schizzo e a ragione.

Ma proviamo per un attimo a piazzarci due metri da terra.
Come si vede il mondo da qui? Un po' meglio?
Li vediamo tutti più piccoli di quello che sono e ci rassicuriamo?
C'è un po' di Quiete?
Bene.
Allora mi piazzo qui.
A equo canone.

La fai facile tu dici te.
Sì, hai ragione, la voglio fare facile.
Per i momenti duri e bui che forse (non) verranno ci sarà tempo.
Intanto gli pisciano in testa da lassù. Che se ci ricordiamo il potere del Giullare non è poca roba.
E se qualcuno dei lor signori avesse da ridire possiamo sempre citare in parafrasi il sig. Stravaglio:
o bischero, ma un tu lo senti che piove, 'ntà detto un cazzo l'assessore?
Tu stai pure lì, noi da quassù aspettiamo che spiova, Signore.