martedì 4 dicembre 2012

Per Tutto Il Tempo Che Basta



chapter 2

"Angelina"


Angelina era considerata una matta un po' da tutti.
La guardavano un po' in tralice e i più impauriti, di rado e solo alcuni incuriositi, più spesso e quasi tutti con un disagio che non trovava riscontro nell'ordinario delle loro vite inconsapevoli e precarie.
Inesorabili e ciechi la giudicavano sbeffeggiandola con ogni probabilità più per esorcizzare le loro paure che altro, con sciocche parole piene di pregiudizio e
incatenate all'ovvietà, prigione metafisica di chi crede che la Vita sia stare o di qui o di là.
Perchè Angiolina era una che parlava in confidenza con gli spiriti, che andava a braccetto con gli gnomi invisibili e che dava del tu ai draghi sputafuoco, ai brucafilli e le trilli di ogni sorta.
Dava l'imbarazzante sensazione di essere a conoscenza dei segreti della luna e di sicuro viveva in intimità e ci sapeva volteggiare nell'alone magico del perimetro dei pianeti più lontani.
Angelina dava l'inconsueta sensazione di tenere stretto il mondo intero tra le mani.

Ma la cosa che più amava era la pioggia. I temporali. Le nuvole nere gonfie d'acqua pronta a rovesciarsi sulle strade, sui campi, sulla terra, sulle nostre vite spettatrici.
Le osservava attenta ad ogni mutamento, ad ogni sfumatura. E ne intuiva subito la portata, l'intensità e la durata.
Non vedeteci niente di triste o cupo in tutto questo. Angelina non l'avrebbe mai fatto.
Perchè lei era perfettamente consapevole di una verità semplice che sfuggiva ai nostri sguardi distratti e condizionati: il sole dietro quelle nuvole si stava solo riposando, si prendeva solamente un momento per se stesso, come una verità inossidabile che si nasconde come un sorriso nel dolore, come un gioco che cerca una pausa necessaria per essere più bello da giocare, come una felicità intensa che non può durare tutta la vita, ma di sicuro può vivere solide ore.
Appena il cielo iniziava a riempirsi di quei cumuli grigi che rimandavano al buio lei invece si accendeva, ed un immenso cerchio colorato e colmo di calore si spandeva dentro di lei.
Si affacciava sul piccolo balcone ed osservava estasiata le finestre del cielo chiudersi, le forme a volte astratte e a volte definite in strane figure che le nuvole formavano. Annusava profondamente l'odore che annunciava la tempesta. Ne sentiva l'impeto imminente. Ne percepiva la forza, la volontà, il disegno totale. E s'inebriava di quegli odori come un poeta ispirato che stava per rimare la sua quartina perfetta.
Ed era sempre in quel preciso istante che qualcosa di magico si faceva largo tra i suoi sentimenti, le sue emozioni, i suoi pensieri pieni di sogni cesellati di reale, di futuri radiosi e immagini adamantine.
Si vestiva veloce e sgattaiolava fuori e correva verso le riva del fiume incurante dei rimproveri materni.
Era lì che amava aspettare la pioggia.
Chiudeva gli occhi alzando la testa verso il cielo respirando profondamente.
Ed un'energia magica e occulta iniziava come ad impossessarsi di lei.
Sentiva il suo corpo percorso da una sottile e frenetica vibrazione, la sua mente si riempiva di note soavi e tribali, e quando cominciava il diluvio iniziava a ballare come posseduta dagli spiriti benevoli in una danza dai passi soffici e lineari.
Si muoveva come in un balletto nato da una coreografia esperta e piena di passione, disegnando figure armoniche e ancestrali mentre godeva delle gocce di pioggia che scivolavano sul suo viso disegnando piccoli rigagnoli astratti.
Provava un piacere sensuale nel percepirle diluirsi nella sua schiena di donna sinuosa
e godeva come brivido d'orgasmo nel sentirle scivolare lentamente in mezzo alle sue belle gambe, immaginando i lunghi capelli zuppi adornarla come la corona di una regina.
E sorrideva, e cantava ad alta voce motivi che neanche conosceva ma che uscivano dalla sua bocca come una rima baciata dagli Dei. Le sue mani si trasformavano in armonici pennelli che disegnavano nello spazio tutto intorno figure concentriche che catturavano lo sguardo e le emozioni e che lasciavano scie d'energia. Riempendo d'armonia tutto lo spazio lì intorno e domavano anche il più cupo dei rumori.
Conquistando davvero tutto e di sicuro anche i più aridi cuori.
E quando rientrava zuppa e pieni di schizzi di terra il suo viso invece sembrava parto
del sole ed il suo corpo emanava una vibrazione sottile che ti faceva percepire qualcosa di celestiale. Chiudeva gli occhi e si godeva la sensazione di quei vestiti appiccicati alla sua morbida pelle come la carezza dell'amato e ringraziava la Vita, il Cielo, il passato, il presente e tutte le forze del Creato.
Poi sotto la doccia chiudeva gli occhi e si godeva per un tempo infinito l'acqua calda ed i suoi morbidi vapori che portavano via le scorie e lucidavano l'essenza di quella sensazione lasciandola in uno stato di pace porta del divino.
Poi dopo si sdraiava sul suo letto avvolta nell'asciugamano chiudendo gli occhi per vivere intensamente quegl'ultimi momenti inebriati sospirando piano, profondamente, e ascoltando il suono di quel lieve ritmico respiro si addormentava con un sorriso sognando meraviglie.

Mha, chissà che dirà la gente!”, borbottava il padre Eustelio a tavola con sua moglie
Ametrana mentre la televisione s'adoperava per imprigionare le loro menti come uno scaltro, disonesto imbonitore.
Ma che ti importa! Lasciali parlare. Non vedi com'è contenta?”. Rispondeva cuore di mamma cercando una mediazione tra le sue preoccupazioni e quella strana, inspiegabile giustificazione che dal contenitore dell'anima la rassicurava che invece tutto andava bene, che tutto era come doveva essere, che benedetta dagli Dei, Angelina era speciale, un Essere puro e che niente aveva da dividere con la pazzia.

Nella sua bottega onusta e polverosa di falegname dove ogni odore riportava a tempi andati Eustelio pensava spesso a sua figlia.
Ed anche se la sua mente e la sua logica partigiana erano contrari a quell'atteggiamento che teneva nei confronti della vita, sentiva che qualcosa gli sfuggiva di tutta questa bizzarra situazione. Anche se non voleva ascoltarlo percepiva quasi origliando una sussurro che si formava dal profondo come una saggia guida dentro di sé che lo rassicurava, che gli mormorava dolcemente che sua figlia era un Essere che aveva capito la Benedizione dell'Universo.
Ma poi quando al bar mentre giocava il caffè con gli amici a quella briscola sempre troppo uguale, le battutine, i verdetti e le osservazioni sui suoi strani comportamenti lo riportavano nell'imbarazzo, nel disagio, nel voler per forza credere che le regole della nostra vita sono sempre dettate dai giudizi scontati degli altri, se non peggio da quelli che sono condizionamenti e che invece ci illudiamo essere nostre ferme convinzioni coercitivo retaggio della gabbia delle menti.
Ed era più forte di lui, pensava sconsolato. Anche se quel sottile disagio che provava quotidianamente si alternava a riflessioni che lo stupivano, stordivano, e che creavano una brezza sottile di confusione di cui non trovava capoverso.
E ricadeva nel loop dell'ordinarietà quasi vergognandosi.
Ma di lì a poco sarebbe successo qualcosa che avrebbe stravolto tutto e ristabilito le regole olistiche che ogni essere umano porta dentro di sé dall'inizio dei Tempi.

Eustelio corri! Angelina è impazzita! Corri!”.
Pover'uomo, gli prese quasi un colpo pensando ad un incidente se non al peggio.
Buttò la pialla sul tavolo e gettò via lo spolverino e corse dietro all'amico verso la piazza del paese con il cuore che rimbalzava sulla gola ed una stretta allo stomaco che gli impediva quasi di respirare. E quando arrivò notò tanta gente immobile disposta quasi a cerchio e la vide sotto uno splendido sole che disegnava ombre
nette e disinvolte nelle pietre della vecchia piazza, con la folla che disposta quasi in cerchio intorno a lei dava l'idea di un palcoscenico improvvisato.
Vide Angelina che ballava completamente nuda baciata dai raggi del sole che risaltavano il suo splendido corpo, e per un secondo credette di morire.
Ma invece non successe.
Mentre sgranava gli occhi per capire se tutto quella che stava guardando era vero per davvero, sentì un'energia intensa e dolce partire dallo stomaco e che andò ad intarsiarsi nella sua mente e nelle sue emozioni. Percepì le porte del suo cuore aprirsi e sciogliersi in un mare di dolcezza che creò una consapevolezza nuova e antica allo stesso tempo e che lo avvolse come una placenta rassicurante, e capì.
Guardò un angelo ondeggiare e ballare con una grazia che non aveva mai visto ne immaginato ed i suoi occhi si riempirono di lacrime, la sua mente si acquietò e la morsa nelle viscere si sciolse mentre un amore fino ad allora sconosciuto lo avvolse rassicurante, e sorrise.

Falla smettere! È un'indecenza!”
Era Don Carlo, il vicario del paese, che gli stava urlando in preda ad uno sdegno falso parto dell'ipocrisia religiosa un ordine perentorio che Eustelio neanche udì completamente avvolto dalla danza della figlia.
Perchè dovrei? É la cosa più bella che ho visto nella mia vita!”.
Rispose con un sorriso benedetto.
E per quanto tempo dovrà durare ancora tutto questo scempio?”
Urlò ancora il vicario sull'orlo dell'isteria.
Girandosi solo un attimo Eustelio lo fissò negli occhi pieno di una compassione sconosciuta a quel piccolo uomo di chiesa e replicò:
Se lei e gli Dei lo desiderano, durerà per tutto il tempo che basta".