venerdì 13 aprile 2012

Vabbuò, ti scrivo una canzone



Vabbuò. Ho deciso, prima o poi ti scrivo una canzone.
Sia chiaro che la scrivo con un sorriso che poi ti strapperò come forse una piccola emozione.
Ma mio malgrado sarà una canzone figlia della retorica che tanto tengo lontana ma che poi e alla fine, insomma, come le canzoni che inevitabilmente si riempion di parole che straparlano d'amore.
Ma non dimenticherò neanche per un attimo -anche se ti sei scordata fino ad oggi di dirmelo- che oltre ad innamorata madre, sei anche sposina incorniciata.
E perciò non rimerà con il cavallo bianco, il pennacchio e tutta la sciocca sceneggiata, più facile inquadrerà soltanto un cappello strano/poco oro/un po' d'onore e se verrà, un'ubriaca serenata.
L'ho dico e te lo giuro con un sorriso tra le dita, ti scrivo una canzone.
Ma ti consiglio lo stesso di stare in guardia quando leggerai quelle parole. 
Xchè le parole sanno essere anche quando non vogliono pozione e gioco gioco/forza dell'alfabeto amore. 
Incredibile a dirsi che conta più il loro giudizio che c'ho che smuove il cuore.
E dato che desidero che sia normale e vero, non vorrei che te le bevessi proprio tutte mettendo le mie debolezze e le mie paure nella condizione di razziare il tuo stupore.
Ma ti stringerò a me, e balleremo un tango di passione.
Ci annuseremo come due cani randagi che riscoprono il calore.
Sarà una lenta milonga perchè solo lei sembianza il bellamore.
Sarà una canzone semplice. Pochi paroloni e senza falsi orpelli.
Metterò a modino e persino in rima di me che spadello tra i fornelli.
Ma cucinerò per te soltanto i fiori che ho scelto tra i più belli.

Vedrai, sarà una canzone niente male.
Come quando ci siederemo lungo un fiume e parleremo di sogni/guai ma lo faremo con piacere.
E senza nessun imbarazzo quando la parola si trasforma in tacere.
E ti racconterò storie che ti vendo per la prima volta credevo io.
E ti confesso che ci sta che farò il finto modesto per inciso. E stupirò di uno stupore grande quando mi confesserai che quelle parole le conoscevi già, e che in un sogno/ altra vita hai già sentito.
Alla fine sarà una canzone che verrà bene ma con finale che forse
la farà finire male. Lo tengo già salvato in un file che sta sopra il comodino. Conscio del mio cazzo di destino.
E se tutto dovesse davvero finire non bene o peggio neanche cominciare scriverò un finale dove tu potrai tirarti fuori con scioltezza pensando ma chi cavolo me lo faceva fare?
Ed io potrò continuare con un cinico onore.
Che convince sostenendo che il meglio era passato.
Avendo ormai finito le rime con amore.
Ma se invece spezzerò quel destino e sarà qualcosa che durerà più delle parole, giuro che ogni ora ti scriverò con amore l'ennesima emozione.

Sìsì, sarà una sgualcita signora di canzone.
E chissà che un giorno non me la sentirai cantare per davvero in un palco scalcinato accompagnato da un piano, un basso e un vecchio che soffiazza dentro al suo consumato trombone.

Nessun commento:

Posta un commento