lunedì 30 aprile 2012

Mwandari



Mwandari è un racconto pubblicato su un mensile e sul mio libro Mad(e) In Kenya.
Parla, tra l'altro, di polizia. E gli fa il contropelo. A me non piace la polizia. Bianca o nera, cambia poco.


Fiori senza odore
Donne senza cuore
Uomini senza onore

(antico proverbio swahili)


Il dhow di mzee Jacob se l’era vista brutta ad infilarsi veloce e in traiettoria con tanto di salto e schiume domate su quell’oceano partigiano ma poi nella corrente amica dell’ultimo reef si era sistemato comodo tra le onde della riva verso la spiaggia di Watamu piazzata ad est di nessun ovest. Provocava con piacere Jacob marinai e pescatori e mezze lenze del posto. Che vivevan tutti di pesca forse sì ma non come una volta. Quando i vecchi si imbarcavano su sensi di sfida alla vita e alla materia e agli elementi. Quando con barche posticce e vele rattoppate si tornava carichi di pescato e sorrisi.
Oggi era più dura. La pesca a strascico e gli eventi ambientali avevano ridotto drasticamente la quantità di pesce nell’oceano lì intorno e si doveva osare sempre più al largo per tirar su qualcosa di importante rischiando la vita spesso per due soldi.
Che poi la storia degli scontri politici aveva fatto lievitare i prezzi della farina e di tutto.
Che Jacob non l’aveva neanche capita bene quella vicenda. Uccidersi tra kenyoti gli sembrò una corbelleria bell’è buona ma non ne parlò mai con nessuno di questo.
Non sono fatti miei.
Pensava seduto sulla spiaggia umida osservando l’oceano che si preparava alla notte sbadigliando rumoroso e buttando un’altra occhiata esperta agli ormeggi del suo dhow.
Jacob come sta Mwandari? Domandò mzee Samson. Un vecchio pescatore sdentato dalla pelle cotta dal sale. Sigaretta senza filtro incollata sulle labbra e vestito come uno che non aveva da perderci tempo sopra. Sta lavorando ad una cosa per il governo.
È un segreto mi ha detto.
Rispose Jacob dal cuore pulito e gli occhi stanchi.
Gran bravo ragazzo.
Complimentò Samson spegnendo la cicca.
Già. Puntualizzò Jacob fissando il nord dove suo figlio serviva la patria come un eroe.

Mwandari quella roba non era buona.
Anzi faceva proprio schifo. Il boss ha dato ordine di pagarti la metà. E vuole parlare con te. Subito. Affermò un tipo losco dal fare gangsta seduto in quel caffè centrale della Nairobi buona a sorseggiare caffè italiano e a spolverare imprecando lo zucchero a velo del croissant che spargeva sul vestito firmato ad ogni movimento.
Mwandari si alzò gli occhiali scuri e guardandolo fisso replicò. Di al tuo capo che lo vedo domani. E digli che i soldi li voglio tutti. E si tirò su finendo il caffè in piedi e nel voltarsi fece in modo che il tipo e i suoi guardaspalle inquadrassero bene la Wesson che portava nella fodera. Poi svanì nell’auto di servizio e chiamò la centrale.
Ci sono dei problemi. Sibilò ad una voce distorta che gracchiava dall’altra parte.
La roba è stata tagliata troppo. Di a quei cretini dei tuoi che stiano più attenti. Hai capito?
Agli antipodi si udì soltanto un ok metallico che chiuse la conversazione.

Mwandari era un agente della narcotici.
Era partito da Watamu. Un villaggio di pescatori sulla costa per recarsi nella city a cercar fortuna. Dal fisico imponente e minaccioso non ebbe difficoltà a trovare dei lavoretti sporchi aspettando la grande occasione. Pazzeggiò e scazzottò e complottò.
Poi venne fuori che un vecchio parente poteva dargli una spintarella per entrare in polizia e si sarebbe esposto per lui che in quel contesto vide l’occasione. E accettò.
Fece carriera alla svelta il giovanotto.
Da semplice agente in giro per i quartieri di Nairobi a farsi pagare tangenti da piccoli negozianti e prostitute a buon mercato capì in fretta che se voleva vedere i soldi veri era obbligato ad alzare il tiro. Quando poi un giorno adocchiò in centrale due chili di cocaina che era stata sequestrata all’aeroporto e ne comprese il valore sulla strada fece carte false per entrare alla narcotici. E infamando un collega che stava per prendere quel posto che lui vedeva solo suo entrò dalla porta principale in quella che doveva essere una caserma ma che percepiva come una montagna doro. E non si sbagliava.
Ognuno prende il 10% del profitto. In qualsiasi affare. Gli fu spiegato.
E Mwandari capì le coordinate alla svelta.
Uccise tre uomini solo perché il suo superiore glielo aveva ordinato tra le pause di una falsa conversazione amichevole. Aveva gambizzato quel luo prepotente che si era provato a saltare le gerarchie dei quadri senza soffiarsi neanche il naso. A più di una prostituta aveva procurato lividi e umiliazioni che cambiano una vita. Senza pensarci Su due volte. Occultato dietro quel tesserino che lo qualificava un agente. Era bella la vita a quella maniera. Pensò allungando le gambe sul tavolo di quel bar importante e ben frequentato.
Quando il buttafuori si staccò dal muro dove era appoggiato per andare a redarguirlo il proprietario del locale lo fermò con uno sguardo come a dire. Lascia perdere questa volta.
Mwandari sorrise pensando tra sè che era seduto proprio nel posto giusto.

Com’è andata Jacob? Domandò un arabo che commerciava pesce nel vederlo rientrare con il dhow e ormeggiare sulla spiaggia.
È dura mzee. Rispose annaspando nell’ultimo nodo.
Che hai lì di bello? Chiese annusando odore di pescato pungente e sanguinante.
Bei Red Snapper e due tonni importanti e calamari e poi guardi qua mzee
Ed esibì un cesto di aragoste che aveva tirato sù tra gli scogli di bassa marea.
Un bel size che facevano proprio al suo caso.
Che il cancelliere del distretto le chiedeva alla lunga e anche minaccioso.
Trattare il prezzo con Jacob non era mai un problema. Chiedeva il suo avere quasi con un senso di colpa abbassando la testa e impostandola su toni ancora più dimessi.
Ma in fondo a casa non mancava niente.
Suo figlio provvedeva sempre a tutto e Amina. La sorella minore. Gestiva faccendiera il flusso di denaro facendoci sopra delle creste imbarazzanti. La madre se ne accorse quando le vide tra le mani quel cellulare che costava un mucchio di scellini. Si capiva.

I soldi li voglio tutti. Chiarì da subito Mwandari davanti a quel tavolo fumoso che comprendeva la crema della malavita di Nairobi. Il più vecchio espirando la sigaretta che ingialliva le sua dita gli chiese ma sei proprio sicuro che questo sia l’atteggiamento migliore? Sapeva Mwandari che non lo era.
Ma non aveva scelta. Si era esposto con tutti e di più credendo che la storia era fatta e si era dato a spese out badget. Di brutto.
I soldi li date tutti e dalla prossima volta si torna sullo standard. Provò a giganteggiare di fronte a situazioni che comprendevano lui e ben altro e solo come una comparsa che sarebbe uscita di scena con uno squillo di telefono.
Proprio sicuro? Ribadì il vecchio esibendo un dente d’oro su un sorriso furfante che prima era sfuggito a Mwandari.
Non c’è altro da aggiungere.
Concluse in una situazione che si riempiva di cose dette e non dette cercando invano la posizione di vantaggio.
Ordinò teatrale un gin tonic e fece in tempo girandosi per sentire un ok del vecchio che si alzava goffo subito supportato da due energumeni che lo misero in piedi come una marionetta. E battendogli il palmo della mano sulla spalla gli sussurrò un ci vediamo che Mwandari avvertì un attimo dopo come se un coccodrillo lo tallonasse sicario per la resa dei conti. Ma quando si girò di scatto e nervoso appoggiando la mano nella Wesson non vide niente.

Le onde ricamavano macramé importanti in uno spazio che sbolliva certi umori.
A dir il vero anche ben altro. Non si pescava niente. Lo dicevano quelli del villaggio su a nord e lo confermò Jacob nel rientrare con la giunca vuota e il fiatone.
Poi improvvisamente vide qualcosa che lo catturò e lo calamitò irresistibile e senza formular parola saltò sul dhow assicurandosi verso il taglio che portava al largo.
Aveva intravisto luccicare una pinna che lo spinse verso le onde ambiziose delle coste a prescindere dai calcoli marittimi e dalle nostre vite spettatrici e in un silenzio stabilito dagli dei o dai re dei venti partì per rischiare grosso mzee Jacob.
Quello strano pesce filava via impressionante mantenendo velocità e statistiche che fecero vibrare ma solo per un attimo questo vecchio pescatore. Jacob sentiva che tirarla lunga poteva essere pericoloso.
Guardò in lontananza la spiaggia distesa nella profondità e continuò a spingere la sua misera vela nella direzione stabilita.
Mentre le forze eoliche ricordavano le gerarchie con colpi di coda e dispetti pericolosi.
Poi il giorno dopo che già la sete attanagliava salata trachee e respiri. Mentre i suoi pensieri stavano cedendo sotto il martellamento del sole. Sentì muovere la lenza.
Poi la vide andare in tensione e quando iniziò a segare i calli delle dita capì che aveva abboccato. Non fu difficile tirarlo su.
Provò a scappare come fanno tutti ma con poco vigore.
Si aspettava di peggio Jacob. E quando o vide rimase stupito dalle forme e dai colori di quel pesce che non aveva mai visto prima. Aveva una forma ovalizzata sul metro che tendeva ad allungarsi. Una doppia pinna sul dorso e due branchie elaborate quasi all’incontrario. Quattro grossi denti in mezzo ad una miriade di piccoli e gli occhi a mandorla. Per non parlare del colore poi. Era un intreccio di giallo forte e verde pastello e blu scuro. A volte strani pallini bianchi definivano la coda e i contorni degli occhi. Non aveva mai visto niente del genere in tutta la sua vita di pescatore. Pensò nell’osservare quasi intimorito quel pesce che usciva dai canoni persino inerme e morto.
Quando iniziò il rientro si mise a canticchiare una vecchia canzone che aveva imparato da sua nonna quando erano i tempi del mondo in bianco e nero e della vita piena di colori. Pensando a suo figlio sempre impegnato per il governo che non si faceva vedere da mesi.

Questo non è il posto giusto per un affare.
Pensò a voce alta il collega di Mwandari nel costatare impalcature metalliche e scale che portavano in ogni dove e da nessuna parte.
C’era poca luce e i bagliori emergevano da porte e infissi in disuso. L’odore avvolgeva acre di chimica e illegalità. Poi dai tagli di sole sparsi nelle frazioni di quella scenografia eccessiva intravidero scivolare un paio d’ombre che strisciavano galoppine e non pattuite.
Istintivamente Mwandari estrasse la sua Wesson stringendola deciso quasi a cercare conferme e iniziò a serpeggiare professionista tra le lamiere del fabbricato mentre il rumore assordante della centralina lo impostava verso la fine.
Poi sussurrando un tutto bene? Occultò nella risacca dei sentimenti cinque colpi stabiliti che lo spalmarono nel muro dietro di lui.
Ebbe due secondi per dare un senso alla sua morte ma si ritrovò sfrontata davanti l’immagine del distretto in un momento ordinario.
Fu l’ultima cosa che vide da vivo.
Il collega che rispondeva al telefono in una situazione che non esigeva spargimenti di sangue ne sentenze sommarie. Poi spirò con gli occhi aperti.

Eran tutti radunati intorno a quel pesce che non se ne vedeva in giro da sempre senza capirci niente.
Eran tutti lì a guardarlo con gli occhi sbarrati per decifrarlo. Invano.
Poi un vecchio Luo si aggiunse alla discussione asimmetrica e pronunciò un intro che sembrava facesse acqua da tutte le parti.
Affermò che conosceva quel pesce. Era velenoso e portava brutti presagi.
Decretò concludendo serioso.
Poi un altro vecchio pescatore rachitico e anonimo confermò la diagnosi e la cosa si sparpagliò nella quotidianità del villaggio.

Al mattino Jacob entrò in spiaggia discreto ed essenziale.
Le onde si spostavano progressive e contrapposte ad un’alba che sapeva di risveglio e pesca e bocche aperte.
Aveva appena finito di sotterrare suo figlio con le mani che ancora tremavano e le lacrime che rintanate dietro gli occhi aspettavano il momento opportuno.
E osservando quell’oceano che danzava davanti ai suoi occhi vide saltare un pesce fluido e importante che Samson esclamò guarda che bel delfino!
Jacob scrutò meglio il salto successivo e sentenziò allontanandosi lentamente.
No. E’ soltanto un tonno.
Si imbarcò nel suo vecchio dhow e si aprì un varco nelle insidie del primo reef e si diluì sino a sparire nell’immensità dell’oceano.
Da quel giorno nessuno lo vide più tornare.
Piuttosto che continuare aveva preferito dar la propria vita a l’unico che non lo aveva tradito mai. Il mare. 

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