sabato 19 novembre 2011

Charlie

Mi vergogno quasi a scriverlo solo oggi questo post.

Charlie l'ho conosciuto a Malindi nel 2006. Eravamo vicini di casa e si era fidanzato con una ragazza africana di nome Sarah, una delle prime persone con le quali sono diventato amico appena arrivai qua e forse fu lei che mi battezzò con il nome Karioki (che è un nome kikuyu, tribù alla quale appartiene).
Charlie amava bere. Troppo. Arrivava dagli USA troppo bianco, con un sogno africano stereotipato nella pieghe della mente e tante ombre nel cuore e nella risacca dei sentimenti, pensai d'acchito. Era buono, gentile, educato. Troppo per l'Africa. Troppo per questo cazzo di mondo con ogni probabilità.

Passavamo il tempo seduti sotto le palme del “Mabeste”, un barretto africano con prezzi giusti, e parlavano del vago. Mai di politica. Mai delle famiglie. Mai del passato. Da quello, quando ti ritrovi qua, con ogni probabilità stai scappando e ne fai volentieri a meno di parlare e ricordare.
All'inizio lo pensavo un po' coglione. Noi italiani purtroppo siamo fatti così. Pensiamo sempre di essere i più furbi, i più intelligenti, i più eclettici e quant'altro.
Meno male che la Storia ci sta facendo ricordare che in realtà siamo solo una razza di capre senza dignità, cultura e rispetto per se stessi e gli altri. Comunque.
Ricordo bene quando regalò l'anello di fidanzamento a Sarah.
Un gioiellino che ogni volta che litigavano ubriachi e fumati, volava nel prato del bar e poi toccava a noi carponi andare in giro a cercarlo. Tra risate e battutaccie.
L'abbiamo sempre ritrovato.

Poi io sono partito. Un po' di masochistico Casentino. Tanta Olanda. Poco South Africa. Charlie invece non si è mai mosso di qua. La famiglia, con ogni probabilità per non averlo tra i piedi, gli spediva mensilmente una diaria in dollari che gli permetteva di vivere bene. Se non avesse bevuto. Ma lui si beveva tutto ed eran sempre problemi. Mettiamoci poi tutti i parassiti africani che gli gravitavano intorno pronti a farsi pagare una bevuta quando l'alcool gli toglieva l'ultima lucidità ed il gioco era fatto.

Quando sono arrivato non l'ho incontrato ma sapevo che era qua. Viveva a Kwandomo con Sarah, un villaggio fuori Malindi che un tempo apprezzavo ma che in realtà è un posto Maledetto abitato da gente cattiva e Maledetta.
Un mese fa mi chiama una e mi dice: Mauri, ti do una brutta notizia, Charlie è morto.
Era vero. Charlie è morto. Dopo una notte passata a ubriacarsi per barracci di Kwandomo circondato da quelle zecche puzzolenti che si abbeveravano alle sue debolezze. È uscito sulla strada ed ha iniziato a camminare barcollando nel mezzo. Là la strada è buia. Non si vede niente. Infatti l'auto che l'ha centrato in pieno non l'ha neanche visto e men che meno frenato.
Mi hanno detto poi che il corpo era sfracellato.
L'hanno sotterrato in fretta e furia nel cimitero di quel villaggio dannato.
Quella notte Charlie festeggiava 32 anni.

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