martedì 20 settembre 2011

Dell'Oceano



L'oceano è poesia. Parole in rima. In simmetrica logica.

L'oceano è l'immensità che ti misura. Il potere della natura davanti a chi il potere si illude solo d'averlo. La forza che annichilisce quando ricorda chi comanda per davvero.

L'oceano non è guardare. L'oceano è vedere.
L'oceano è i suoi rumori d'ascolto. Il pop morbido del frangersi della battigia. Rassicurante e superficiale. I rumori di quando lo navighi. Mentre la prua affetta onde di gelatina come un sound in levare di un dub essenziale. I fragori di quando lo cavalchi. Le svisate di lato su sezioni di onde viste troppo tardi che sconquassano come una batteria lanciata in un assolo intuitivo che produce stille di sudore.

L'oceano è il corpo che cambia. Il desiderio di vederlo cambiato.
Quando più Elementi si accalcano a trasformarlo in qualcosa che diverrà poi. Ma solo se lo merita.
Se esiste sul serio uno spazio di mutamento.
Perchè l'oceano è un orchestrale rigoroso. Un cinico broker senza tempo per i sentimenti. Un nonno burbero che bofonchia sempre. Ma quando sa amare non c'è cosa al mondo.
Per questo grandi personaggi hanno perso la testa per l'oceano.

L'oceano è il nontempo. Qualcosa che sopravviverà a tutto.
Se il mondo un giorno finirà. Rimarrà solo l'oceano.
Qualcosa che anche gli dei e i demoni non possono toccare.
Una roba troppo grande.

L'oceano è quando sei seduto davanti ad osservarne i movimenti.
Geometrie liquide. Essenziali. E perdi la forma umana e fili liscio su quelle onde da fermo.
Parto della sua generosità. L'oceano è quando ci scivoli dentro. Scavalcando onde consapevoli del proprio ruolo. E senti la forza delle stesse che ti tirano indietro. Verso l'oceano.
L'oceano è la voglia di sparire. Di perdersi per sempre in quello che ti avvolge come il Tutto. Sballottato nelle sue placente. Come un neonato partorito ancora una volta e trasformato in un uomo di nulla. Che uomo autentico vuole divenire.

L'oceano è la Vita. Il sale. Il pescato.
I relitti di barche perse in improvvisazioni che non hanno trovato tregua.
L'oceano non concede pietà. La distribuisce. Con eccentrica parsimonia.

L'oceano è di qua o di là.
Dipende.
Quando lo solchi fisicamente su fuscelli di legno di palma. Percependo al ventre come una fibrillazione il brontolio della sua forza in profondità. O in sicure imbarcazioni attendendo l'onda che ti farà tremare quando ti spingi troppo in là. Perchè sai che arriverà.
Alla maniera di un pittore che inquadra soddisfatto il ritaglio di una tela.
O quando lo solchi con la fantasia seduto sulla battigia mentre il tramonto inizia il suo breve show cavalcando onde efferate piene d'avventure.
Dipende.

L'oceano è l'astratto che si qualifica. Si fa sfiorare.
Che ti rende partecipe di qualcosa dal quale invece vuoi solo scappare.
L'oceano non concede sciocchi confessionali. Concede una possibilità.

L'oceano è l'urlo strozzato di voci che si rincorrono sulle schiume delle onde.
Di soavi melodie che hanno partorito le sirene. Imprigionando i sogni di chi davanti all'Immensità ha ceduto. Di marinai che l'hanno amato sino all'ultima parola prima di scendere in profondità.
Di naufraghi che hanno solcato tempeste e destini. Illusioni e dolori. Talvolta remunerati di una ricompensa. Più volte spariti per empre. Come innocui pesci rossi in una vasca troppo avara per concede altre albe.



                                              L'oceano è la vista in prospettiva
                                               l'esteso che si esprime in sezioni
                                 il battere del cuore che scandisce i ritmi dell'universo
                                                                 all'unisono
                                          lo smanettare innocente di un neonato
                                                  lo sbuffo di misteriosi pesci
                                                           abissi inviolati...
                                              ...guardiani del proprio Tempo
                                               pensieri senza sosta e soluzioni
                                                           silenzi rivelatori
                                                spazi lindi ancorati all'Anima
                                       concetti carichi di penombre che si perdono
                                                                    labili
                                          negli angoli più oscuri dei miei pensieri
                                                             fino al confine
                                                                opinabile
                                                           dei miei ricordi.

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