Mwandari è un racconto pubblicato su un mensile e sul mio libro Mad(e) In Kenya.
Parla, tra l'altro, di polizia. E gli fa il contropelo. A me non piace la polizia. Bianca o nera, cambia poco.
Fiori
senza odore
Donne
senza cuore
Uomini
senza onore
(antico
proverbio swahili)
Il
dhow di
mzee Jacob
se l’era vista brutta ad infilarsi veloce e in traiettoria con
tanto di salto e schiume domate su quell’oceano partigiano ma poi
nella corrente amica dell’ultimo reef si era sistemato comodo tra
le onde della riva verso la spiaggia di Watamu
piazzata ad est
di nessun ovest. Provocava con piacere Jacob marinai e pescatori e
mezze lenze del posto. Che vivevan tutti di pesca forse sì ma non
come una volta. Quando i vecchi si imbarcavano su sensi di sfida alla
vita e alla materia e agli elementi. Quando con barche posticce e
vele rattoppate si tornava carichi di pescato e sorrisi.
Oggi
era più dura. La pesca a strascico e gli eventi ambientali avevano
ridotto drasticamente la quantità di pesce nell’oceano lì intorno
e si doveva osare sempre più al largo per tirar su qualcosa di
importante rischiando la vita spesso per due soldi.
Che
poi la storia degli scontri politici aveva fatto lievitare i prezzi
della farina e di tutto.
Che
Jacob non l’aveva neanche capita bene quella vicenda. Uccidersi tra
kenyoti gli sembrò una corbelleria bell’è buona ma non ne parlò
mai con nessuno di questo.
Non
sono fatti miei.
Pensava
seduto sulla spiaggia umida osservando l’oceano che si preparava
alla notte sbadigliando rumoroso e buttando un’altra occhiata
esperta agli ormeggi del suo dhow.
Jacob
come sta Mwandari? Domandò mzee
Samson. Un vecchio pescatore sdentato dalla pelle cotta
dal sale. Sigaretta senza filtro incollata sulle labbra e vestito
come uno che non aveva da perderci tempo sopra. Sta lavorando ad una
cosa per il governo.
È
un segreto mi ha detto.
Rispose
Jacob dal cuore pulito e gli occhi stanchi.
Gran
bravo ragazzo.
Complimentò
Samson spegnendo la cicca.
Già.
Puntualizzò Jacob fissando il nord dove suo figlio serviva la patria
come un eroe.
Mwandari
quella roba non era buona.
Anzi
faceva proprio schifo. Il boss ha dato ordine di pagarti la metà. E
vuole parlare con te. Subito. Affermò un tipo losco dal fare gangsta
seduto in quel caffè centrale della Nairobi buona a sorseggiare
caffè italiano e a spolverare imprecando lo zucchero a velo del
croissant che spargeva sul vestito firmato ad ogni movimento.
Mwandari
si alzò gli occhiali scuri e guardandolo fisso replicò. Di al tuo
capo che lo vedo domani. E digli che i soldi li voglio tutti. E si
tirò su finendo il caffè in piedi e nel voltarsi fece in modo che
il tipo e i suoi guardaspalle inquadrassero bene la Wesson che
portava nella fodera. Poi svanì nell’auto di servizio e chiamò la
centrale.
Ci
sono dei problemi. Sibilò ad una voce distorta che gracchiava
dall’altra parte.
La
roba è stata tagliata troppo. Di a quei cretini dei tuoi che stiano
più attenti. Hai capito?
Agli
antipodi si udì soltanto un ok metallico che chiuse la
conversazione.
Mwandari
era un agente della narcotici.
Era
partito da Watamu.
Un villaggio di pescatori sulla costa per recarsi nella city a cercar
fortuna. Dal fisico imponente e minaccioso non ebbe difficoltà a
trovare dei lavoretti sporchi aspettando la grande occasione.
Pazzeggiò e scazzottò e complottò.
Poi
venne fuori che un vecchio parente poteva dargli una spintarella per
entrare in polizia e si sarebbe esposto per lui che in quel contesto
vide l’occasione. E accettò.
Fece
carriera alla svelta il giovanotto.
Da
semplice agente in giro per i quartieri di Nairobi a farsi pagare
tangenti da piccoli negozianti e prostitute a buon mercato capì in
fretta che se voleva vedere i soldi veri era obbligato ad alzare il
tiro. Quando poi un giorno adocchiò in centrale due chili di cocaina
che era stata sequestrata all’aeroporto e ne comprese il valore
sulla strada fece carte false per entrare alla narcotici. E infamando
un collega che stava per prendere quel posto che lui vedeva solo suo
entrò dalla porta principale in quella che doveva essere una caserma
ma che percepiva come una montagna doro. E non si sbagliava.
Ognuno
prende il 10% del profitto. In qualsiasi affare. Gli fu spiegato.
E
Mwandari capì le coordinate alla svelta.
Uccise
tre uomini solo perché il suo superiore glielo aveva ordinato tra le
pause di una falsa conversazione amichevole. Aveva gambizzato quel
luo prepotente
che si era provato a saltare le gerarchie dei quadri senza soffiarsi
neanche il naso. A più di una prostituta aveva procurato lividi e
umiliazioni che cambiano una vita. Senza pensarci Su due volte.
Occultato dietro quel tesserino che lo qualificava un agente. Era
bella la vita a quella maniera. Pensò allungando le gambe sul tavolo
di quel bar importante e ben frequentato.
Quando
il buttafuori si staccò dal muro dove era appoggiato per andare a
redarguirlo il proprietario del locale lo fermò con uno sguardo come
a dire. Lascia perdere questa volta.
Mwandari
sorrise pensando tra sè che era seduto proprio nel posto giusto.
Com’è
andata Jacob? Domandò un arabo che commerciava pesce nel vederlo
rientrare con il dhow e
ormeggiare sulla spiaggia.
È
dura mzee.
Rispose annaspando nell’ultimo nodo.
Che
hai lì di bello? Chiese annusando odore di pescato pungente e
sanguinante.
Bei
Red Snapper e
due tonni importanti e calamari e poi guardi qua mzee.
Ed esibì un cesto di aragoste che aveva tirato sù tra gli scogli di
bassa marea.
Un
bel size che facevano proprio al suo caso.
Che
il cancelliere del distretto le chiedeva alla lunga e anche
minaccioso.
Trattare
il prezzo con Jacob non era mai un problema. Chiedeva il suo avere
quasi con un senso di colpa abbassando la testa e impostandola su
toni ancora più dimessi.
Ma
in fondo a casa non mancava niente.
Suo
figlio provvedeva sempre a tutto e Amina. La sorella minore. Gestiva
faccendiera il flusso di denaro facendoci sopra delle creste
imbarazzanti. La madre se ne accorse quando le vide tra le mani quel
cellulare che costava un mucchio di scellini. Si capiva.
I
soldi li voglio tutti. Chiarì da subito Mwandari davanti a quel
tavolo fumoso che comprendeva la crema della malavita di Nairobi. Il
più vecchio espirando la sigaretta che ingialliva le sua dita gli
chiese ma sei proprio sicuro che questo sia l’atteggiamento
migliore? Sapeva Mwandari che non lo era.
Ma
non aveva scelta. Si era esposto con tutti e di più credendo che la
storia era fatta e si era dato a spese out badget. Di brutto.
I
soldi li date tutti e dalla prossima volta si torna sullo standard.
Provò a giganteggiare di fronte a situazioni che comprendevano lui e
ben altro e solo come una comparsa che sarebbe uscita di scena con
uno squillo di telefono.
Proprio
sicuro? Ribadì il vecchio esibendo un dente d’oro su un sorriso
furfante che prima era sfuggito a Mwandari.
Non
c’è altro da aggiungere.
Concluse
in una situazione che si riempiva di cose dette e non dette cercando
invano la posizione di vantaggio.
Ordinò
teatrale un gin tonic e fece in tempo girandosi per sentire un ok del
vecchio che si alzava goffo subito supportato da due energumeni che
lo misero in piedi come una marionetta. E battendogli il palmo della
mano sulla spalla gli sussurrò un ci vediamo che Mwandari avvertì
un attimo dopo come se un coccodrillo lo tallonasse sicario per la
resa dei conti. Ma quando si girò di scatto e nervoso appoggiando la
mano nella Wesson non vide niente.
Le
onde ricamavano macramé importanti in uno spazio che sbolliva certi
umori.
A
dir il vero anche ben altro. Non si pescava niente. Lo dicevano
quelli del villaggio su a nord e lo confermò Jacob nel rientrare con
la giunca vuota e il fiatone.
Poi
improvvisamente vide qualcosa che lo catturò e lo calamitò
irresistibile e senza formular parola saltò sul dhow
assicurandosi verso il taglio che portava al largo.
Aveva
intravisto luccicare una pinna che lo spinse verso le onde ambiziose
delle coste a prescindere dai calcoli marittimi e dalle nostre vite
spettatrici e in un silenzio stabilito dagli dei o dai re dei venti
partì per rischiare grosso mzee
Jacob.
Quello
strano pesce filava via impressionante mantenendo velocità e
statistiche che fecero vibrare ma solo per un attimo questo vecchio
pescatore. Jacob sentiva che tirarla lunga poteva essere pericoloso.
Guardò
in lontananza la spiaggia distesa nella profondità e continuò a
spingere la sua misera vela nella direzione stabilita.
Mentre
le forze eoliche ricordavano le gerarchie con colpi di coda e
dispetti pericolosi.
Poi
il giorno dopo che già la sete attanagliava salata trachee e
respiri. Mentre i suoi pensieri stavano cedendo sotto il
martellamento del sole. Sentì muovere la lenza.
Poi
la vide andare in tensione e quando iniziò a segare i calli delle
dita capì che aveva abboccato. Non fu difficile tirarlo su.
Provò
a scappare come fanno tutti ma con poco vigore.
Si
aspettava di peggio Jacob. E quando o vide rimase stupito dalle forme
e dai colori di quel pesce che non aveva mai visto prima. Aveva una
forma ovalizzata sul metro che tendeva ad allungarsi. Una doppia
pinna sul dorso e due branchie elaborate quasi all’incontrario.
Quattro grossi denti in mezzo ad una miriade di piccoli e gli occhi a
mandorla. Per non parlare del colore poi. Era un intreccio di giallo
forte e verde pastello e blu scuro. A volte strani pallini bianchi
definivano la coda e i contorni degli occhi. Non aveva mai visto
niente del genere in tutta la sua vita di pescatore. Pensò
nell’osservare quasi intimorito quel pesce che usciva dai canoni
persino inerme e morto.
Quando
iniziò il rientro si mise a canticchiare una vecchia canzone che
aveva imparato da sua nonna quando erano i tempi del mondo in bianco
e nero e della vita piena di colori. Pensando a suo figlio sempre
impegnato per il governo che non si faceva vedere da mesi.
Questo
non è il posto giusto per un affare.
Pensò
a voce alta il collega di Mwandari nel costatare impalcature
metalliche e scale che portavano in ogni dove e da nessuna parte.
C’era
poca luce e i bagliori emergevano da porte e infissi in disuso.
L’odore avvolgeva acre di chimica e illegalità. Poi dai tagli di
sole sparsi nelle frazioni di quella scenografia eccessiva
intravidero scivolare un paio d’ombre che strisciavano galoppine e
non pattuite.
Istintivamente
Mwandari estrasse la sua Wesson stringendola deciso quasi a cercare
conferme e iniziò a serpeggiare professionista tra le lamiere del
fabbricato mentre il rumore assordante della centralina lo impostava
verso la fine.
Poi
sussurrando un tutto bene? Occultò nella risacca dei sentimenti
cinque colpi stabiliti che lo spalmarono nel muro dietro di lui.
Ebbe
due secondi per dare un senso alla sua morte ma si ritrovò sfrontata
davanti l’immagine del distretto in un momento ordinario.
Fu
l’ultima cosa che vide da vivo.
Il
collega che rispondeva al telefono in una situazione che non esigeva
spargimenti di sangue ne sentenze sommarie. Poi spirò con gli occhi
aperti.
Eran
tutti radunati intorno a quel pesce che non se ne vedeva in giro da
sempre senza capirci niente.
Eran
tutti lì a guardarlo con gli occhi sbarrati per decifrarlo. Invano.
Poi
un vecchio Luo
si aggiunse alla discussione asimmetrica e pronunciò un
intro che sembrava facesse acqua da tutte le parti.
Affermò
che conosceva quel pesce. Era velenoso e portava brutti presagi.
Decretò
concludendo serioso.
Poi
un altro vecchio pescatore rachitico e anonimo confermò la diagnosi
e la cosa si sparpagliò nella quotidianità del villaggio.
Al
mattino Jacob entrò in spiaggia discreto ed essenziale.
Le
onde si spostavano progressive e contrapposte ad un’alba che sapeva
di risveglio e pesca e bocche aperte.
Aveva
appena finito di sotterrare suo figlio con le mani che ancora
tremavano e le lacrime che rintanate dietro gli occhi aspettavano il
momento opportuno.
E
osservando quell’oceano che danzava davanti ai suoi occhi vide
saltare un pesce fluido e importante che Samson esclamò guarda che
bel delfino!
Jacob
scrutò meglio il salto successivo e sentenziò allontanandosi
lentamente.
No.
E’ soltanto un tonno.
Si
imbarcò nel suo vecchio dhow
e si aprì un varco nelle insidie del primo reef e si
diluì sino a sparire nell’immensità dell’oceano.
Da
quel giorno nessuno lo vide più tornare.
Piuttosto
che continuare aveva preferito dar la propria vita a l’unico che
non lo aveva tradito mai. Il mare.
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