domenica 22 aprile 2012

Il Destino di Pietro





Pietro sul Pianeta Terra ci si è ritrovato per sbaglio. Questo chiariamolo da subito sennò si fa confusione. Come più volte e invano ha cercato di spiegare, in realtà viene da un astro ribelle della Quinta Cometa che si chiama Orghaton.
Figlio di un progettatore simbiotico-neurale che sperimentò proprio su di lui il Lancio Parallelo. Che consisteva nel proiettarlo in una Scomposizione Molecolare in altri mondi in due secondi e -più che altro- facendocelo arrivare ricomposto per intero.
Non entrerò in particolari matematematici-fisico-quantistici per non annoiare, ma il povero Pietro si ritrovò nel Pianeta Terra per un errore di 0,1 GMB sul Risultato Deterministico, e dopo una vacillazione del Calcolo Caotico che il padre erroneamente aveva algoritmato, tutto finì alle ortiche e si riebbe abbandonato in un mondo che in confronto al più sviluppato Orghaton sembrava una giungla plutartica. Ed ivi restette.
Perché se non si capisce bene questo, dopo e troppo facile dargli del matto e basta.

Lo sosteneva deciso per esempio il farmacista quando Pietro si presentava scarlatto ad ordinare due scatole di “Provinex”, che secondo lui curava il meteorismo, l’affabulazione e la gotta. Oppure una misteriosa pomata al controsperone, adattissima sembra ai morsi di kalamba e alle leccate oniriche di Dorihera, un triclocerite che nella Terra non c’è ma che in Orghaton combina i suoi bei danni. E avessi provato a dirgli che quella medicina in realtà non esisteva o a contraddirlo! Ti mangiava con la ricetta addosso! Anche se a dire il vero Pietro ce l’aveva i suoi problemi terreni. Trascinava una sciatica dignitoso e qualche problemino epatico per non parlare dell’ogiva sfaccendata, che nessun dottore sul pianeta era riuscito ancora a diagnosticare ma sembra che su Orghaton, soprattutto dopo i cinquanta, ne soffrano in molti.
Lo ripeteva imperterrito l’impiegato comunale che gli dava del parassita quando lo vedeva passeggiare distratto per il paese a discutere con ombre, fantasmi e giancarelli.
Che dovrebbero essere un incrocio tra un politico nano corrotto, un trans sudamericano e un cocainomane alato. E malgrado nessuno ancora ne avesse individuato uno, era proprio verso loro che Pietro esibiva una dialettica adelphiana sfociante nel linguaggio più populista. Ed i vaffa a destra e manca, a dire il vero, si sprecavano con fare pulp. Molto pulp. Pure troppo.
Anche il Don faceva il finto buono nei suoi confronti. Pietro era un ateo-situazionista con una leggera tendenza ad onorare il dio Alphax, che lui dice essere uno tosto che viene dal Nuovo Mondo, diverse costellazioni dopo la nostra, e dava di bonario grullo a quel Cristo che apostrofava con una luce lama d’amor “il comunista”. Invece per niente gli piaceva il di lui padre perché, sosteneva, in Orghaton nessun genitore lascerebbe finire suo figlio inchiodato a due pali, se non per gelosia.
Bonariamente anche Beppe il cacciatore gli dava del matto, ma con simpatia. Gli piaceva ascoltare Pietro che gli raccontava di come sapesse usare bene il mitragliatore a proiettili barocchi, in grado sembra di trapassare l’acciaio più spesso e le illusioni canoniche. E ci avrebbe quasi creduto da come la raccontava bene alla storia di quando con due zebre meticcie e tre soldati nani respinse l’attacco sferrato dall’ostile Pianeta IIISR36 con la sola elaborazione coatta della forza del pensiero.
Ai politici invece stava sui maroni alla grande. Quando avevano modo di incrociarlo Pietro sapeva sfoggiar la meglio lingua italiana. E a colpi di quartine, triteggi e parolacce, dispensava figure storiche che lo odiavano con un fare fanciullesco, quasi puro nella loro impotenza. Perché anche se c’hai il culetto foderato dal partito, che cavolo gli rispondi ad uno che davanti a tutti ti dà del melloriante e dell’angivago? Riscuotendo oltretutto sguardi silenti ma approvatori dal cerebro pubblico? E quel Fesso, Indefesso che incassava plausi persino dall’eco che si spandeva tra i vicoli del borgo vecchio? Questo era motivo d’orgoglio per Pietro.
Essere odiato dai politici in Orghaton porta un sacco di privilegi e prestigio.

Ma c’era anche chi gli voleva bene.
Al bar della piazza per esempio. Dove Pietro consumava spremuta di canasta e coriandoli al vapore, che ricordava al liceale di studiare a modo l’emolillina e l’effetto sconquasso, mentre al coglionazzo del videopoker l’apostrofava una bella fava! che se poi gli offrivi qualcosa e accettava, ti meravigliava di quanto era garbato ma con un velo di disagio. Lo capisco.
Quanti di noi avrebbero creduto al fatto che la famiglia di Pietro era tra le più ricche di Orghaton?
Gli voleva bene anche la suora. Quella negra, come si dice nei paesi oggi. E gli piaceva fermarsi a parlare con Pietro del brutto tempo mentre lui gli spiegava che era dovuto al fatto che quando Giove fa cinquina sgancia maleducato dei gran rutti e succede il finimondo perché nessuno lo tiene. E lei rideva di gusto. Che c’aveva un fratello matto giù in Kenya che diceva anche lui di venire da lì. Proprio da Orghaton! E alla fine pensava che bianchi o neri, siam tutti una gran massa di bischeri!
I bambini erano invece un po’ intimoriti dai suoi modi burberi ma sotto sotto amavano guardarlo di nascosto mentre imponeva parole minacciose ai venti del libeccio o alle nuvole di passaggio. E un gran bene gli voleva il dottore che lo curava, almeno così doveva essere. In realtà Pietro non si curava proprio niente ed anzi riusciva a discutere con lui di gustose banalità e anfratti ideologici, stupendolo sempre nella costatazione che Pietro non solo capiva benissimo quale era il suo stato d’animo, ma riusciva a cogliere piccole sfumature personali che alla fine era sempre un po’ in soggezione. Ed aveva fatto tesoro di tanti piccoli aneddoti che non capiva più bene chi stava curando chi.

Qualche difettuccio a dire il vero Pietro ce l’aveva. Per esempio: emanava un odore da far invidia ai Masai. Ma non perché non voleva lavarsi, tutt’altro!, Il problema casomai era che lui voleva usare solo acqua H2Olica, perché in Orghaton ci si lava così, ed era inutile star lì a spiegargli che nel Pianeta Terra non è che se ne trovino a cisterne di quest’acqua qui.
E poi ogni tanto dava di matto, sul serio. Soprattutto quando captava dall’etere indecifrabili messaggi che arrivavano dal suo astro, consapevole che qualcun altro stava per  ritrovarsi come lui, sballottato in chissà quale primitivo pianeta. Ed il dolore di questa consapevolezza lo mandava fuori dai gangheri, fuori dai canoni, fuori da tutto; tamponando uno squarcio emozionale che si ancorava definitivo alle risacche della normalità. Era il peso del suo destino che cercava di farlo abdicare alla pazzia, invano.

Ma erano momenti. Un giorno. Massimo due. Poi tornava a raccontarti di quando lavorava per YSL e gestiva tutto il commerciale della maison. O di quando insegnò all’Agnelli il segreto del motore bipolarico, che sembra si alimenti di benzedrine e funghi velenosi. Meglio ancora quando ti confidava la vera storia del mondo e la sua inimmaginaria scomposizione. O quando tirava fuori il quaderno spiegazzato dove annotava misteriose formule e parole, rivelandoti che aveva inventato un apparecchio geoflettico in grado di dare un senso alla radice quadrata e alle prugne secche.
E devo ammettere, senza vergogna sia chiaro!, che do per buone tutte le storie che mi raccontava Pietro e non pongo dubbi. E come lui mi ha insegnato a suo tempo mentre insieme gustavamo un frappé di lagarella, men che meno certezze.
Perché di quelle, mi spiegò particolarmente ispirato, son pieni i pianeti dove la vita si trascina e mai si qualifica.

Vi state chiedendo perché ci creda, vero?
Credete che sono matto come lui?
O forse pensate che sono meno matto di voi?
Niente di tutto questo.
Ci credo semplicemente perché ancora oggi - essendone un cliente abituale - nelle bettole del terzo anello di Saturno fino al lussuoso bordello di Madame Naihma su in Orione, anche se preferisco quello più modesto ma accogliente di Mama Guadalupex, che se appena intravedi Marte e svolti a sinistra te lo ritrovi di fronte dopo un nanomiglio; si racconta bevendo rhum importato dalla Terza Galassia che il destino di Pietro sia uno di quelli che agli Dei è riuscito meglio.



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