Certe volte per fare la nostra “porca figura” ci arrampichiamo su specchi di sapone, intrecciamo concetti come efficaci cestini estetici ma improbabili, imboniamo con congetture spesso rubacchiate un po' in giro come un Pi Greco qualunque le platee e ci chiudiamo in silenzi studiati e “pieni di parole” e godiamo con merito narciso quando qualcuno complimenta la farina del nostro sacco.
Se nostro sacco è.
Io per esempio, sopratutto se si parla di Africa e in special modo del Kenya, ho notato che tendo a fare il saputello minimalista. Butto lì un bel parolone tra poesia e cinismo un po' smielato, faccio il vago finto modesto, mi giovo di un'auto celebrazione coercitiva e se vedo che l'interlocutore non recepisce, tendo pure a fare il permaloso. Ed è allora che di insensibilità sgambetto da dietro a piè pari.
Ma non sempre. Invero.
Fa quindi curioso e notizia da post che dopo viaggi, un libro, report, post in giro per il Kenya, una semplice battuta sugli STECCHINI ha fatto centro più di tanto lavoro sudato. O forse di tanto lavoro sudato questa considerazione ne è summa e conio. Chissà.
Pensa te. Gli stecchini. Ed io chissà che me pensavo!
Riepisodio senza censure una.
Siamo a mangiare un po' di gnama choma -(che sarebbe il nome della carne per i carnivorissimi kenioti)- con tre amiche vere e un ragazzo fresco da Nairobi cugino di una di loro che per i modi, l'educazione e l'acume mi impressiona per davvero.
Manzo, capretto, pollo, kaciumbari (insalata di pomodoro, cipolla e limone), sima (la polenta bianca locale, accompagna tutto), e un mare di chips affogate nel kechup.
Si sparlicchia del più e di tanto tra birre fredde che van come il pane, sigarette a tsunami e magna te che magno io a produzione industriale. Sorrisi sberleffi ovunque e quantanque. L'odore di brace che esteso s'espande. Scarpetta polenta finisce in goduria. Adesso la frutta: mango, papaya e qualche fetta d'anguria.
Si approprinquia così la fine della cena tra sparecchi sbandati, camerieri frittellosi,giri di birre a ripieno, sparlicchiate più mirate e definite, e stecchini che puliscono i denti di pezzetti di carne che INEVITABILMENTE ti si infilzano tra i detti e le gengi (la carne locale è un po', diciamo, duretta. Fino allo “strappo il pezzo” versione preistoria. Quindi un po' di roba là in mezzo ci rimane a forza).
Beato ravanello tra canini e molari che inizio come per magia a vedere.
E vedo con che ritualità usano lo stecchino. Con che gestualità fisiognomica. Vedo ed apprezzo la classe che oggettivia a bestia. La calma studiata, quasi meditativa, nel controllare il pezzo tolto con fare chirurgo da quei denti bianchissimi che inquadrano visi al carboncino.
E poi che ganzo. Se lo infilano tra i crespi capelli. A mò di cimelio. Di vezzo. in bella vista come una corona.
E poi che ganzo. Se lo infilano tra i crespi capelli. A mò di cimelio. Di vezzo. in bella vista come una corona.
Ottenendo così due effetti collateranti:
il primo, il messaggio alla plebe è chiaro: strunz! io ho mangiato!
Il secondo: tutti ti guardano con più rispetto, se non invidia. E rimangono strunz.
Spiattello queste osservazioni anpassan sul tavolo dei pettegolezzi che tutti s'assilenziano e mi guardano stupenzi. Al che stupenzo anch'io ma vago e sbirulino.
"Queste cose un bianco non le dovrebbe notare."
Mi riprende invece di complimentare amica 2.
"Nel senso che è un osservazione fine. Hai ragione. Ma mette un po' a disagio perchè voi di solito non le vedete queste piccolezze."
Si riprende sul fil di educanza amica 1.
Cambia qualcosa nell'energia del tavolo fiorito di birre vuote che di magia imperplessa si riempiono sgualdrine. C'è un senso d'imbarazzo. Un disagio quasi sottile che sfiori come un niente.
Durerà tutta la sera. L'indomani s'acquieterà nel bagaglio della memoria lasciando una traccia onirica sul tessuto dell'inconscio collettivo che sa di barzelletta.
Guadagnerà due etti anche la mia reputazione, così potrò fare a meno di andare ad abbronzarmi per darmi un tono e rimanere cappuccino senza imbarazzi. E tutto farà finta di essere come prima.
Porca troia per davvero!
E tutto questo per gli stecchini.
C'ho scritto sopra chilometri di parole appassionate e appassite sull'Africa e poi mi prendo un bel 10 e un po' di merda per sta roba qua? M'addeludo tanto tanto ma circostanzio di sorriso olistico.
Mha. Saremo strani noi. Ma anche questi africani.
Credi a me che te lo dico io.
Mica scherzano mica.
ahahahahah!! touché!!!
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