E
così a forza di provare [invano] a tastierare scrittura terapeutica, a provare a fare il sincero, a provare a guardarsi dentro senza spazi pubblicitari, ho scoperto che
c'ho mille manie.
Ho
scoperchiato il pentolone. Ridotto a sintassi l'illusione.
Forse
mille e più, se proprio la vuoi cercare.
Le
manie son le meglio perversioni da coltivare.
Manie
che spiazzano dalla disposizione di un tavolo a eccentrici
regolamenti da eseguire al volo.
Situazioni
che non credevo ma non solo.
Faccende
che prendono tempo, facendoti finta di nulla.
Tipo
quando vedi gente che inizia a mangiarsi le unghie e finisce
spolpando ignare falangi. Tipo la pensionata del gratta e vinci da un
euro.
Tipo
di provare odio per le case adornate.
O
tipo di provare odio (autentico e viscerale) per i pupazzi del cazzo
che mettono fuori dalle case adornate.
Se
l'accendino, le sigarette e il portacenere stanno a sinistra, è dove
si devono, rigorosamente, trovare. E non scatta la mania.
Pulisco
cucine, pentole e acquai, miei o tuoi.
Mettere
i coltelli nel cassetto tutti con la lama di là, la pulizia
certosina dello spremi-aglio, la paranoia della grattugia mai
abbastanza pulita.
È
più forte di me. E lo faccio volentieri e rimetto tutto a modino.
Ho
la mania di perdere il cellulare.
Ho
la mania di prendere la pizza a taglio ma mai l'angolo.
Ho
la mania di ascoltare troppe volte la stessa canzone di Nick Drake.
Anche
quella che il caffè o al vetro o nulla.
Quella
che il soffritto se lo sai fare si tira giù con l'acqua e fa
uguale.
Quella
di usare sempre le stesse scarpe.
Quella
che se la benza segna rosso è sottile il panico ovunque.
Ho
la mania di scrivere e poi cancellare scritti buoni.
Pure
quella che senza cappello mi manco a me stesso.
Tutta
roba compulsiva, coatta, da psicologo della mutua. Lo so.
Ma
questo è forse molto più stillicidico. A volte sottilmente
doloroso.
Ma
parlare delle proprie manie, confessarle, metterle in un angolo e
guardarle negli occhi, inquadrarle o celebrarle, può servire. No?
Che
forse siano loro il nostro più grande condizionamento? Da dove
nascono? Come si auto-manipolano? Chi è il padre? I nomi!
Qualcuno
giurerebbe che metà della sua giornata non è condizionata
dalle manie? Sulla testa di chi?
Poi
c'ho un amico che sostiene che vanno accettate.
Come
parte integrante. L'Olis dell'Essere che si prende tutto il pacco.
Accettarle
come si accetta un cd di Ben Harper: fiduciosi e senza condizioni.
Che poi ci sia il rischio reale che diventino l'imprinting della
nostra esistenza, ne riparleremo un'altra volta casomai.
Ma
poi ti passa per la testa che puoi dire cosa vuoi ma 'ste robe non
sono te. C'è qualcosa di distonico, qualcosa di sgualcito che
da lontano sembra stirato bene, di non-reale che vuol sembrare
maledettamente reale.
E
allora ti fermi un attimo. Cancelli un po' di scritti buoni giusto
per mania, e poi pensi che in fondo non potrai mai sconfiggerle.
Che
non è possibile o forse e più semplicemente della Vita fanno parte.
Prendere o lasciare.
Tutto
il pacco. Dicevo all'inizo.
Ed
è meglio riderci sopra allora. O almeno SOrriderci. O provarci e
basta.
Tipo
quella che il sugo va sempre girato.
Di
lavarsi i denti davanti allo specchio e guardarsi fisso negli occhi.
Buttare
le sigarette se si bagna il filtro.
Provare
imbarazzo negli iper mercati se voglio comprare yogurt.
Sentirsi
un pregiudicato a comprare preservativi.
Sentirsi
in colpa (maniacale) a comprare cartine lunghe.
Piegare
bene le magline.
Ascoltare
solo Radio 2.
Mangiare
gli spaghetti con il cucchiaio.
Provare
disagio per la gente grassa.
Riguardare
un film che mi è piaciuto troppe volte.
Dare
per buoni oggi concetti che domattina sul presto andranno al rusco.
Odiare
gli i-iphone.
Aver
la mania disgustata delle rape rosse lesse.
Fermarsi
al semaforo rosso e guardare il viso del conducente accanto ed
immaginare di come era prima di.
io, tra le tante, sono cleptomane di acchiappini da bucato .... :)
RispondiEliminatho, e la mania di buttare incazzato nero le mutande con l'elastico andato come fosse colpa del Divino?
RispondiElimina