giovedì 20 gennaio 2011

Ghost track: Onzeròd






Or quando mi svegliazzo di bus alluzza l’idea che economica s’insinua di rientrar via terra alla base attraversando sei nazioni 26ore di viaggio tutto facile un miraggio.
0ttanta dobloni che corrompono opache resistenze e vinto sui fianchi residuo mi piego e pago lucidi soldoni. Eccepisco l’ottima scelta convincendo me stesso e l’altro me che sarà un gioco da ragazzi. Sarà verso metà viaggio che inizieranno a fumare calati i miei platonici maroni e a capir che sono cazzi.
Vi vedreste che belli siete a vedermi tutto di bagagli ingombranti che m’appropinquo al parcheggio solo ed eremita dove tutto tace no insegne no indicazioni Olanda freddo bestia mai rotto lì coglioni. Di pensilina s’esibiscono informatizzandosi a sbafo in giro tre rom, tre mussu, due negger family e fessi uno. Tra i quali io.
D’attesa spalletta apicello canzoni saccheggiate a casaccio dal mangianastri della memoria vergognandomi di un Renato Zero prima maniera, non vergognandomi di un Vecchioni prima maniera, e stupenza di me stesso apicello quasi abbestia un Tiziano Ferro che ce l’ha con la macchina fotografica che non funziona bene. Gli altri di rimbalzano apicellano fischiettando tribali ed io mi congedo dai nuovi fans senza regalare bis. Oltraggiandoli di camerino.

Staffetto al bar tempi da qualifica rifocillandomi di birre due utili alla copertura di 200keyem.
Controllo tank. Serbatoio bucato.
Abemus panino in plastica sapor di plastica.
Altre due birre bella quattro. E siamo a 400keyem.
E manco siamo partiti ancora.

L’autista che spolacca s’esibisce di sfarzo machista che vede gnocca nera e la fava si fa vera. Italianazza gerghi a casaccio attorando detective alla sbando. Di gnocca tanto s’anebbia che comanda sergente il pulman beccandosi in tredici lingue diverse colpi di demente. Sarà soltanto l’inizio per questo stronzetto prepotente. Aggiotto posti uno siedo e collaudo il wc del bus. Tutto piccolo che manco c’entro ma funge e igenico sta cippa. Si può pisciare. Birre sei.

Primeire le tre ore scorrono placide tra paesaggi piatti eolici altezzosi e grigio or dove vedi quantunque. Situazionistico il flash back della memoria arrembaggia la catena di montaggio di ex arrovellate tra lenzuoli e a pensar determinente ai prossimi voli.
S’abbuia tutto il Belgio che sotto gli occhi passerella senza lasciar traccia o nota e nottambulo infreddolito s’apparecchia il Luxemburgo di sigarette economiche le stecche che fioriscono nel bus in ogni dove. Sigaretto tre di fila e m’abbevero insonnolito. Di odore appesta il bus come una marcia pesca. Roommeggiano maleducati e sbirciano zaini incustoditi i room che il bus tutto s’addombra di sospetto. Poi la Francia che alosanfan ci fermano in autostrada sbirri macchine due e ci appallottolano in una discarica che tutti scendono documenti alla mano e erba in bocca. Di cane sniffatore enfatizzano arresti mai avvenuti che il bus riparte permaloso che vaffanculo te e tutta la Francia che mai più gli spezzerò la lancia.


Quando l’alba s’aggiorna di Svizzera cantoncino fermazzano tre orologi a cucù il pullman che tutti scendono per la rivincita. Terminale inutilmente termina la pratica dei ricercati che tutto il bus ribaltano nello sbigotto totale. Nulla saccio e nulla trovano.
Fratelli l’Italia s’abbraccia d’espresso e sguardi brutti d’italiani in preda all’italiacuta invidiazzando scarpe firmate e culi calati tutti intorno guardano i cazzi d’altri e d’oltralpe. Ignorizzo Milano che il pullman cambia e d’italiano il linguaggio colorisce tutto napoletano. Di Parma è il ricordo gnocca andata. Bologna bel ricordo, poi Firenze, pranzo ultima fermata.

Sbagaglio i bagagli nel deposito bagagli e perdo cellulare uno che tanto piango di numeri internazionali vaporizzati che subito altro compro economizzando trenta euri che il numero ritorna dalla magia dell’operatore che sospiro e chiamo Unica.
Unica che arriva che bella tanto è che la faccia tutta s’imbarazza che stringo forte e bacio che le gambi si fan molli e l’amor torna in agguato. Amor che t’hai perduto. Amore perdonato. Girella la coppiazza di birra dentro il pub dove la trama del racconto si tinge di sguardi troppo lunghi e emozioni che sternano lo sterno in falsetto le parole usciscono come carezze all’arrembaggio pirata mascherato sfilo via e innocenzazzo l’ultimo bacio.

Firenze che tutta d’amici m’accoglie cenazza sbecerazza la notte stanco morto d’ossa dolore passati gli anta è meglio non me ne vanta che al mattino di bus altre due orazze svalicando il monte che alla patria madre di casa si colora il color della memoria.
Lo sguardo fugge attorno di depresse facce affacciate tutte volumizzano ignorando lo squallore ci impegno poco più di poche ore. Mi rifletto di piacevole tormento:
Tra dieci giorni parto per il Sudafrica. Chissà se mai finirà la pacchia che al mortoncino di fame vostro blogger ridacchia rendendo luce a ogni tormento. Ma come sia e comunque andrà.
Che ne dite? Me lo vivo sto momento?

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