Coccolino
Coccolino
l’aveva presa davvero male. In giro tra gli scaffali e presso gli
altri reparti fin sino alle casse non si parlava d’altro. Da quando
a Dixan Liquido qualche odioso stilista in cerca di notorietà aveva
ridisegnato il vestito e aggiunto poi una roba che ammorbidiva pure a
lui non se lo filava più nessuno. I primi giorni pensò che era solo
la novità e tutto sarebbe finito presto ma poi dopo una settimana lo
spostarono nello scaffale sottostante. Fu un affronto che non poteva
sopportare. Non resistette più e sbuffò: “Ma che ammorbidente e
ammorbidente!”. Urlò caporione al reparto ammutolito. “Io sono
l’Ammorbidente da sempre!”
Ariel
e Omino Bianco si guardarono e cominciarono a ridacchiare mentre
persino Ace, una candeggina puzzolente santiddio!, si mise lì a
sbeffeggiarlo e a far battute pesanti. Quel detersivo per lavatrici
dal nome anonimo e il prezzo discount provò a prendere le sue difese
viscido e lecchino ma Dash lo zittì dall’alto del suo marchio di
prestigio e lo richiamò all’ordine e l’apostrofò di farsi i
fatti suoi. “Giù nell’ultimo scaffale, la piccionaia della
piazza”. Gli ricordò un po’ saccente.
Al
reparto pasta fresca e all’uovo apparve nello stesso momento una
confezione di spaghetti Barilla n° 5 con un capellino canaglia che
barcollava un po’ cotta e non prometteva strette di mano ne buon
natali. “Allora paste salate che si fa oggi di bello?”
Apostrofarono quei pacchi trasparenti pieni di forme strane e nomi
delicati. Tutti sobbalzarono negli scaffali intimoriti.
“La
Vecchia Fattoria Di Nonna Gina? Ma non ti vergogni ad andare in giro
con questo nome? E questo vestito trasparente che ti si vede tutto?”
investirono di parole un pacchetto di pici tremanti e pronti al
peggio. Poi prima che la cosa degenerasse i rigatoni De Cecco
arrivarono con il bucatone Voiello e li fecero portar via dalla
polizia della Playmobil tra l’incitamento di tutto il reparto.
“Non
c’è più religione”. Borbottò una confezione di pandoro Bauli.
“Ai miei tempi queste cose non succedevano”. “Eh che vuoi”.
Rispose quello Motta con un sospiro senile. “Son giovani. Cosa ci
vuoi fare? E poi non ti ricordi quando ai nostri tempi uscì quella
scostumata della Nutella. Ti ricordi eh? Se la faceva un po’ con
tutti”. Il Bauli annuì con una punta di nostalgia ripensando
divertito quando per la prima volta una bambina spalmò quella crema
marrone orribile sulla sua candida fetta di lievitato. Lì per lì si
era risentito ma poi assaggiando come si sposavano bene i loro sapori
ebbero un flirt che durò per diverso tempo con incontri notturni e
orge di calorie. Poi tra gli elettrodomestici si iniziò a
spettegolare e la cosa tra di loro finì lì.
“Eh
altri tempi”. Sospirò il vecchio Bauli.
Al
reparto insaccati si vivacchiava. Il salame toscano sbuffò un: “Che
palle ragazzi”, mentre lì accanto dei tranci di mortazza Gerini a
buon mercato continuavano a far domande in bolognese e a ripetere
socmèll a chiunque rispondesse: “Cosa?”. Diventando alla lunga
un bel po’ pesanti. La finocchiona si mise a guardare ambigua quei
bei salamini Vismara che un capocollo appena avviato la redarguì
davanti a tutti con un: “Vergognati!”. La storia tra il Crudo di
Parma e quella bresaola così nobile era oramai finita. Sembravan
rose e fiori poi lei una sera lo beccò con quella mortadella al
pistacchio Fiorucci che se la tirava tanto perché la tagliavano a
mano a far cose sporche e lo scandalo scoppiò. C’è da dire che il
cotto Rovagnati l’aveva vista una volta appartata con un prosciutto
di cinghiale inopportuna. Ma quando ne parlò al Crudo non ci
credette e anzi ci furono momenti di tensione. Il lardo di Colonnata
seguì tutto sudando e tra se pensò: “Basta. Domani mi metto a
dieta.”
“Sempre
la solita stupida plebaglia uffa!”. Miagolò un set di trucco
Mandarina. Mentre il nuovo profumo Cavalli in bella vista nella
vetrina centrale sbottò con fare gay: “Qua ci giochiamo la faccia
per niente! Perché non mi hanno mandato nello store di Manatthan? Ci
speravo così tanto!” Stridulò piangendo lacrime care. “E ti
lamenti tu?” Gli fece eco il reparto creme abbronzanti Collistar:
“E noi allora? Guardaci qua. Creme solari costosissime. Con
fragranze pregiate. Mega cartelloni pubblicitari nelle strade di
Miami, e ci piazzano in questo paese dove nevica otto mesi l’anno.
Sarà possibile?”. La vecchia e saggia Nivea cercò di placare un
po’ gli animi. Ricordò che dovevano sentirsi fortunati a essere
nati cosmetici. “Pensate se nascevate carta igienica. Vi sarebbe
piaciuto? Eppure loro fanno poche storie. Guardate Foxy che è sempre
sorridente mentre tu”. Disse rivolgendosi verso Chanel n°5 che
faceva la saccente sul suo piccolo trono ignorando l’auditorio
“Nelle tue pubblicità hai sempre l’aria seria. Sembri una che la
fa vedere a tutti ma che non scopa da sei mesi!”. La divina la
guardò sprezzante e tra i denti sibilò: “Comunista!”.
Nivea
la fissò con compassione e aggiustandosi la permanente le rispose:
“Lo sai qual è il tuo problema? È che c’hai la puzza sotto il
naso!”. Persino quelle checche delle creme per uomo D&G risero
di quella battuta.
“Come
sei dolce amaro!” Sospirò una confettura di more biologiche Dal
Bosco. “Sai com’è. Anni ed anni nel settore”. Rispose gigolò
una più ruvida e virile di arancio Zuegg. Un vecchio marpione che
con il suo gusto dubbio e a buon mercato era sopravissuto persino ai
democristiani. Alcune confezioni di zucchero raffinato a buon mercato
che oramai vivacchiavano ai margini degli scaffali migliori si
guardarono da vecchie zitelle rancorose e commentarono acide: “Che
vergogna. Vedere una ragazzina così giovane e fresca perdersi dietro
quel raccontapalle dell’arancio”. “Chetati tu”. Si sentì
echeggiare da un dolcificante Misura piazzato comodo nel piano di
sopra al caldo. “Che lo sanno tutti che c’avevi una cotta per
lui”. Tutte si guardarono intorno poi quando videro quei 500 gr. di
zucchero grezzo che si era aggiunta alla discussione inopportuna
versare due lacrime capirono.
All’incrocio
tra il reparto carni e pesce fresco ci fu un battibecco che montava
pericoloso. Un pesce spada che già l’avevano conge e sconge tre
volte si mise a far battutine sulle cosce di una tacchina giovane
appena arrivata dalla campagna che aveva sì la vita un po’ bassa
ma in fondo non era male. Quando però iniziò a mettere in dubbio le
virtù di madri e sorelle un bel pezzo di vitellone in salute salì
sugli scudi. “Bada a te Pinocchio dei mari inquinati che ti spezzo
le braccine se continui ad offendere la signorina!”. Recitò
indomito e moschettiere.
Il
pescespada fece l’occhiolino ad un cefalo che gigionava sul
ghiaccio poco più là e aggiunse a presa di marzullo: “Maddai!
Proprio l’unica cosa che non ho mi vuoi spezzare?”. E fece un
versaccio con le pinne che mi sarei arrabbiato anch’io. Infatti il
vitellone partì e fù solo per fortuna che un pezzo importante di
arista lo fermò prima che iniziassero a scorrere sangue e lische.
“Fatela
finita!” Urlò spazientito un etto di macinato in una confezione
extra luxe che se la passava comoda nell’ovatta del frigo personale
con tanto di prezzo speciale. “Ma sarà possibile litigare per una
sciacquina a quella maniera? Si sente l’odore di campagna da qua!”.
Il vitellone guardò la tacchina che abbassò lo sguardo quasi a
piangere e avvicinandosi le chiese tenero: “Vuoi farti un giro al
reparto gelati? Dai, che ti offro un Calippo che ti tiri su”. Lei
accettò abbassando lo sguardo e arrossendo anche se le malelingue
hanno detto poi che li hanno visti infrascati al reparto giardinaggio
nascosti dietro una siepe sintetica mentre lei gli faceva un clinton.
Ma non si sa se è vero. Quando le cose le racconta lo speck
affumicato bisogna stare attenti. Non lo vuole vedere nessuno perché
non si lava mai e lui per ripicca parla sempre male di tutti.
“Certo
che puzzi proprio bell’uomo sai?” Si allargò al reparto formaggi
una mozzarella di bufala appena arrivata dal sud nell’annusare
l’aria intorno a quel gorgonzola francese dal nome di un sergente
sfigato: Rackfort. Che però aveva più decorazioni del Custer e
meritava rispetto.
L’Emmental
si dichiarò subito neutrale in caso di una disputa mentre il
pecorino sardo affermò in stampatello: “Io- gli- farei- saltare-
tutti- i- denti”. L’Asiago facendo un versaccio con il tricolore
ricordò che il federalismo era l’unica possibilità che esisteva
urlando Roma Ladrona, mentre i formaggini Mio si schierarono eunuchi
con la mozzarella come pure il Grana; mentre il Parmigiano per
ripicca prese scudo e lancia in favore del gorgonzola. La feta greca
guardava il formaggio di fossa come a chiedere: “E noi con chi
cavolo stiamo?” Che lui la guardò come a dire: “Ma sei scema?
Con chi vuoi stare? Io puzzo più di lui!”.
Lo
squaqquarone Galbani provò ad alzarsi per dire la sua ma ricadde
nella vaschetta senza gloria mentre il Camoscio D’Oro prese una
discussione animata con il Brie a proposito di pubblicità e diritti
e privilegi. Che il Brie si pavoneggiava che ha lui lo tenevano
sempre al fresco per contratto quando poi si è saputo che non era
vero e lo trattavano come una comparsa. Sul sipario quel formaggio
caprino stagionato che incontrava un po’ si e un po’ no, provò a
buttarla sul personale per far rissa. Ma per fortuna di quella
crescenza che già teneva per il collo la cosa finì lì.
“Carla!
Non senti anche tu un’aria strana in questo supermercato?” chiese
la Bruna alla collega assonnate e stanche dopo l’orgia delle feste
natalizie e del cenone.
“Sì”
rispose la Carla che arrivava da un Veglia che si era spenta
all’alba. “Con ogni probabilità, stanotte, si saranno divertiti
anche i prodotti!” e la finì aggiungendo con un gusto allappato di
prosecco a buon mercato: “C’ho ragione thò! Guarda Coccolino che
occhiaie!”